Costellazione Serpente: stelle principali, mitologia e Nebulosa Aquila

20 Set 2018

OSR blog post

Nei cieli primaverili ed estivi di entrambi gli emisferi è possibile scorgere, con un certo sforzo e in condizioni di cielo terso, l'unica delle costellazioni moderne a essere considerata organica pur essendo divisa in due parti: la Costellazione del Serpente.

Tra l’area occidentale della costellazione, detta Testa del Serpente (Ser cp) o secondo una nomenclatura non ufficiale Serpens Caput, e quella orientale, Coda del Serpente (Ser cd) o Serpens Cauda, si trova infatti l’Ofiuco. Si tratta di una seconda costellazione, posta a metà di quella del Serpente, che rappresenta un uomo intento a domare l’animale: per questo motivo viene anche chiamata Serpentario.

La Testa del Serpente risulta visibile a partire dalla seconda metà di aprile, mentre le due parti arrivano a trovarsi culminanti a sud tra luglio e agosto. Tra ottobre e novembre, con il basso posizionamento della Coda del Serpente sull’orizzonte occidentale, si ha il progressivo decadimento della costellazione.

Costellazione del Serpente: stelle principali

A causa della magnitudine delle stelle che compongono le due parti e del posizionamento di Testa e Coda, che si trovano l’una completamente a nord dell’equatore celeste, l’altra a lambire la base della Fenditura del Cigno e quindi attraversa la Via Lattea, la Costellazione del Serpente non risulta ben visibile a occhio nudo. Per essere apprezzata adeguatamente è necessario un cielo buio e terso, nonchè un binocolo per l’avvistamento di alcune delle componenti stellari.

La Testa del Serpente è composta da una decina di stelle, che come già detto, si trovano a cavallo dell’equatore celeste. L’elemento più brillante di questa parte della costellazione è α Serpentis, Unukalhai, una stella arancione che dista settantatrè anni luce dalla terra. Il nome della stella in arabo significa “collo del serpente”: è infatti questa la parte dell’animale che essa rappresenta.
Altra stella principale della Testa è β Serpentis, Chow, gigante bianca. Infine, al confine meridionale si trova μ Serpentis, anch’essa gigante bianca.

La Coda del Serpente è invece più ridotta, conta infatti cinque stelle: quattro tra loro allineate e una spostata leggermente a nord-ovest che, deviando il segmento, evoca la flessuosità del corpo del rettile. Stelle rilevanti di questa parte della costellazione sono le giganti arancioni η Serpentis, Tang, e ξ Serpentis, che costituisce il limite meridionale dell’intera costellazione, al confine col Sagittario. La parte finale della coda è costituita invece dalle stelle doppie θ Serpentis, sistema binario di stelle bianche.

Costellazione del Serpente: mitologia

Come astronomicamente Costellazione del Serpente e dell’Ofiuco sono strettamente legate, così lo sono nel mito. Ofiuco infatti, viene identificato con Asclepio (nome greco di Esculapio), dio delle arti mediche figlio di Apollo e Coronide. Il mito narra che trovandosi di fronte alla morte di un amico ad opera di un serpente, Asclepio uccise l’animale. Un altro serpente recante un’erba medica fino a quel momento sconosciuta però, sopraggiunse sulla scena e, poggiandola sul primo rettile, lo resuscitò. Asclepio quindi, utilizzò l’erba medica sul corpo esanime dell’amico, riuscendo a resuscitare anch’esso e acquisendo quindi da quel momento la capacità di far risorgere dalla morte. Successivamente Atena gli concesse di cambiare il suo sangue con quello di Medusa la Gorgone: da quel momento il sangue che sgorgava dal suo fianco sinistro sarebbe stato mortalmente velenoso, quello del fianco destro invece, avrebbe avuto proprietà sanatorie.

Altra simbologia legata al serpente è quella della rinascita: l’animale infatti, per la capacità di fare la muta e cambiare periodicamente pelle, viene collegato al concetto di rinnovamento e di nuova vita. Questo si collega anche alla rappresentazione che viene data del bastone di Asclepio (ornato longitudinalmente di serpenti). Si dice infatti che esso avesse poteri terapeutici e di panacea.

Costellazione del Serpente: Nebulosa Aquila

Al cofine meridionale con la costellazione del Sagittario, spicca la Nebulosa Aquila, osservata per la prima volta nel 1995 tramite il telescopio spaziale Hubble. Si tratta di una ridotta regione all’interno di una nebulosa molto più ampia, IC4703, che ospita un ammasso aperto esteso per circa quindici anni luce. La particolarità che dà nome a quest’area circoscritta è proprio la forma assunta dal gas misto a polvere interstellare che la compone: sembra infatti di vedere un’aquila intenta a spiccare il volo nel vuoto dell’universo. Questo fenomeno è dovuto alle alte temperature delle stelle che compongono la nebulosa principale: oltre a determinare l’emissione di luce propria da parte dell’ammasso di gas, infatti, l’alta temperatura ha comportato l’evaporazione dei gas più rarefatti della nube. Tale fenomeno in combinazione con i forti venti interstellari ha provocato la modellazione e la formazione di questo agglomerato così peculiare.

Se ci si avvicina “zoomando” alle ali e alla testa dell’aquila, la triade prende l’aspetto di un complesso di torrioni. Questo insieme viene chiamato Colonne della Creazione e conterebbe in realtà cinque elementi. Tuttavia quelli più impressionanti e vividi sono i tre che, da lontano, prendono l’aspetto delle parti del corpo dell’aquila.