Costellazione Acquario, stelle principali e mitologia
L’Acquario (dal latino Aquarius) è fra le costellazioni più vaste e antiche dello zodiaco ed è rappresentata da un giovane con un’anfora da cui fuoriesce acqua (fluvius aquarii) che si riversa nella bocca del vicino Pesce Australe . E’ situata nell’area del cielo denominata "Acque celesti o Mare" tra Pegaso e Pesce Australe, a sud-ovest c’è la costellazione del Capricorno, a nord-est quella dei Pesci. Si estende quasi del tutto nell’emisfero australe, solo la parte più settentrionale è attraversata dall’equatore celeste.
Nei giorni che vanno da fine febbraio a metà marzo è attraversata dal Sole e nell’emisfero boreale, cioè alla nostra latitudine, il periodo di massima visibilità è tra fine estate e inizio autunno, bassa sull’orizzonte. Nella parte nord occidentale dell’Acquario le stelle sono brillanti, mentre in quella est-sudest non sono molto luminose: sembrano una cascata di puntini e ricordano appunto l’acqua versata da un’anfora.
Le stelle principali della costellazione Acquario
Nella costellazione dell’Acquario la parte più visibile è un gruppo di quattro stelle γ, ζ, η e π Aquarii poste in modo da formare un “asterismo” comunemente detto Urna che rappresenta l’anfora da cui sgorga l’acqua. La ζ Aquarii (o secondo il tradizionale nome arabo Sad al tager “la fortuna del mercante”) è una stella binaria – cioè un sistema di due stelle che orbitano intorno a una massa comune – distante dalla Terra circa 103 anni luce. E’ giallo-biancastra, ha una magnitudine 3,65 e 4,42 e si trova al centro della Y a sua volta delimitata da γ, η e π Aquarii. La β Aquarii (in arabo Sad al suud “la più fortunata delle fortunate”) è invece la più gialla e brillante della costellazione, dista da noi 612 anni luce e ha una magnitudine di 2,90. L’α Aquarii (o Sad al melik “stella fortunata del re”) è una stella gialla con 2,95 di magnitudine ed è lontana dal sistema solare 758 anni luce. E’ quella più vicina all’equatore celeste. La δ Aquarii (o Skat cioè “stinco”) ha colorazione bianca, magnitudine 3,27 e dista 159 anni luce. Stessa distanza per la γ Aquarii (anche detta Sadachbia “stella fortunata delle cose nascoste”) di magnitudine 3,86. Piccola curiosità: si è perso il significato preciso del nome arabo di queste stelle. Oltre ai corpi celesti, l’Acquario ospita anche EZ Aquarii, un sistema stellare triplo a 11,26 anni luce: sono nane rosse non osservabili a occhio nudo. Infine, sono abbondantile stelle binarie e variabili.
Gli sciami meteorici
Da questa costellazione hanno origine tre sciami meteorici: le Eta Aquaridi con picco di 40 meteore all’ora il 5 maggio, le Delta Aquaridi con picco di attività di 20 meteore in un’ora il 28 luglio e le Iota Aquaridi, il cui picco di 6 meteore all’ora si verifica il 6 agosto.
I corpi non stellari: le nebulose planetarie
La nebulosa NGC 7293 o Elica è la maggiore delle nebulose celesti e si trova a 650 anni luce dalla Terra. A causa della superficie poco luminosa è visibile solo in fotografia. Dal 2003 l’Elica è anche nota con il nome di “occhio di Dio”. La nebulosa NGC 7009 o Saturno, detta così proprio perché la sua struttura ricorda il pianeta con gli anelli, è una nana bianca molto brillante. Entrambe sono considerate fra le più luminose del cielo. Nella costellazione si trovano anche due ammassi globulari: M2 e M72. Interessante anche un pugno di stelle dal colore arancione, vicine tra loro ma slegate, intorno alla Psi-1.
Mitologia della costellazione dell’Acquario
Il suo mito ha origini incerte tuttavia sembra che sia nato nella cultura dell’antica Mesopotamia e sia da collegare alla divinità En-ki “signore della terra” venerato dai sumeri. Presso i babilonesi e accadi divenne Ea “signore delle acque e della sapienza”. Le prime raffigurazioni sono di un giovinetto metà uomo e metà pesce o comunque ricoperto da squame, mentre dalle spalle o da un otre, il dio Ea posto su un’altura, fa uscire due fiotti acquosi destinati a un pesce (la tradizione lo identifica con il Pesce Australe). L’acqua ha un grande valore simbolico perché rappresenta il Tigri e l’Eufrate, i due fiumi che rendevano fertile la regione (in alcuni rappresentazioni l’acqua è ricca di pesci). Questa leggenda, nata intorno a una costellazione straniera, fu riadattata dai Greci e ripresa dai Romani. Gli elleni sostituirono il dio Ea con Ganimede, figlio delle nemeide Calliroe e del re Troo fondatore di Troia. Si riteneva che il giovane pastorello fosse il più bello della Terra, Zeus se ne innamorò e sotto le sembianze di un’aquila (ricordata nella costellazione vicina) lo rapì mentre faceva la guardia alle pecore sul monte Ida. Lo portò sull’Olimpo e ne fece il suo amante oltre che coppiere al posto di Ebe. Il poeta latino Ovidio nei Fasti scrive: “mesceva acque limpide e nettare, la bevanda degli dei”. Il nettare indicava la conoscenza e la sapienza che avvicina l’uomo allo stato di divinità. Tuttavia, la moglie di Zeus, Era, ingelosita dalla presenza di Ganimede, maledisse la stirpe troiana da cui discendeva. Esiste anche una versione secondo cui il fanciullo fu rapito prima dalla dea dell’aurora Eos e successivamente da Zeus che non si trasformò in aquila, ma diede ordine a un’aquila reale di rapirlo.
Varianti mitologiche
Trattandosi di un mito, si trovano altre ipotesi intorno alle origini della costellazione dell’Acquario. C’è chi narra che i babilonesi associassero all’Acquario il dio Gu-la “Il Magnifico” dispensatore di gioia e abbondanza. Incarna la forza rigeneratrice e purificatrice dell’acqua, elemento da sempre considerato prezioso. Traslato in greco divenne Ydrochoos “il servo che custodisce e versa l’acqua”. Secondo Germanico Cesare l’Acquario era Deucalione, ovvero il figlio di Prometeo sfuggito al diluvio universale e capostipite della nuova specie umana. Narra Germanico: “Deucalione versa acqua, l’elemento ostile cui una volta sfuggì, e nel farlo attira l’attenzione verso la sua piccola brocca”. L’astronomo Igino lo identifica con Crecops, fra i primi re della città di Atene, perché offriva sacrifici agli dèi con l’acqua e non con il vino che non esisteva ancora. Infine il saggista e romanziere Robert Graves ne “I Miti greci” sottolinea che il mito dell’Acquario divenne molto popolare nell’antica Grecia e nell’antica Roma perché simboleggiava l’ avallo divino della diffusa omosessualità.
Curiosità sulla costellazione Acquario
L’affascinante costellazione dell’Acquario di recente è stata oggetto di una clamorosa scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Univeristà di Liegi in Belgio. Hanno individuato tre pianeti con dimensioni e temperatura simile alla Terra. Orbitano intorno a Trappist-1, stella nana a 40 anni luce dal nostro sistema e appartenente proprio alla costellazione dell’Acquario. Due dei tre pianeti potrebbero ospitare forme di vita, mentre Trappist-1 è sottodimensionata e molto meno calda rispetto al Sole.