Nebulosa di Orione: dove si trova e come vederla
Cos’è una nebulosa?
Le nebulose sono nuvole interstellari di enorme grandezza, contraddistinte da una grande concentrazione di gas, fra cui in particolare elio, idrogeno, gas ionizzati e polvere di stelle. Il termine, in origine, indicava qualsiasi oggetto astronomico che non fosse una stella, un pianeta o una cometa (quindi anche le galassie, precedentemente, venivano classificate come nebulose).
Esistono diversi tipi di nebulose, alcune delle quali non emettono alcuna forma di luminosità: sono le nebulose oscure, composte da gas freddi e polvere, con stelle nascoste al loro interno. Le nebulose diffuse sono invece le più note, e possono essere distinte in nebulose a emissione e nebulose a riflessione. Mentre quelle ad emissione hanno stelle molto calde che eccitano il gas circostante facendolo brillare di luce propria, quelle a riflessione brillano di luce riflessa da altre stelle non abbastanza calde da avviare lo stesso processo.
Altri tipi di nebulose sono quelle planetarie, costituite da un nucleo caldissimo di gas in espansione, generati dalla morte di una stella.
Come si crea e cosa contiene
In linea generale le nebulose si originano dal collasso gravitazionale dei gas esterni di stelle durante la loro morte, dal vento solare e dai resti delle esplosioni di supernove. La grandezza delle nebulose può variare da milioni di chilometri a diversi anni luce, mentre la loro densità ha valori piuttosto bassi, infatti è spesso impossibile stabilirne dei confini netti ed appaiono come grandi nubi dai contorni sfocati.
I moti all’interno delle nebulose possono portare alla nascita delle stelle, non a caso vengono chiamate “culle” stellari.
All’interno di esse si può creare un addensamento di materia, che per via di movimenti turbolenti e grazie all’effetto della forza di gravità tende ad accrescersi sempre di più. Se la pressione e la temperatura interna aumentano considerevolmente, l’addensamento evolve in una protostella, cioè una stella all’interno della quale non avvengono ancora le reazioni di fusione nucleare.
Quando raggiunge i 10 milioni di gradi Kelvin, iniziano le reazioni di fusione, e la protostella si trasforma in una stella a tutti gli effetti.
Per la loro doppia caratteristica di formarsi attraverso la morte delle stelle e dare origine a nuove stelle, le nebulose possono essere considerate un sistema di regolazione della vita e dei cicli cosmici, una fucina di trasformazione della materia che esprime la famosa legge “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Nebulosa di Orione: caratteristiche e struttura
Con una magnitudine apparente pari a 4, la nebulosa di Orione è l’unico oggetto astronomico di questo tipo parzialmente visibile anche ad occhio nudo. La posizione inoltre, (appena sotto la cintura di Orione) ne facilita molto l’individuazione. Per questi motivi, cenni di questo corpo celeste si possono trovare anche in testi molto antichi. In un racconto Maya viene descritta come un fuoco ardente dentro un settore celeste associato allo Xibalba, il loro regno dell’oltretomba.
Anche migliaia di anni fa dunque era possibile vederla, probabilmente più di oggi grazie all’assenza di luci artificiali, ed era già chiaro all’epoca che aveva caratteristiche differenti rispetto alle stelle comuni, perchè appariva come un bagliore dai confini poco netti.
Fino al 1610, nessuno ne parlò più, almeno finchè in quell’anno l’avvocato francese Nicola-Claude Fabri de Peiresc la menzionò in alcuni suoi scritti, diventando il suo scopritore ufficiale. Fu solo nel 1774 però che venne inserita nel catalogo di Messier col numero 42, da cui poi deriva la famosa sigla M42.
Il fatto che non sia stata menzionata quasi mai, neppure da Galilei, che studiò a lungo quella zona, ha portato alcuni studiosi a credere che la sua luminosità sia aumentata nel corso del tempo, parallelamente a quella delle sue stelle. Ad oggi è diventata la nebulosa più conosciuta, fotografata e studiata, che gli esperti hanno classificato come Nebulosa diffusa, con proprietà specifiche che la rendono sia a riflessione che ad emissione.
Si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra, e si estende per 24 anni luce.
Le vecchie pubblicazioni vi si riferiscono col nome di Grande Nebulosa, e ad oggi è sotto costante osservazione perchè si tratta di un grande laboratorio stellare, con importanti moti interni, stelle e pianeti in formazione. Dentro la nebulosa sono stati scoperte almeno 700 stelle, con diversi stadi di sviluppo, molte delle quali circondate da anelli di polvere, che potrebbero rappresentare il primo stadio della formazione di sistemi planetari.
Nel cuore della nebulosa si trova una luminosa regione centrale, dove sono ben visibili quattro stelle giovani e massicce, ovvero il famoso ammasso del Trapezio, chiamato così perchè la loro disposizione è trapezoidale. Esse sprigionano una grande quantità di luce ultravioletta che impedisce la formazione di altre stelle più piccole.
Il telescopio Hubble è riuscito a fotografare la maggior parte della nebulosa attraverso un mosaico di immagini da oltre un miliardo di pixel, mettendo in evidenza zone arancioni (dovute alla presenza di idrogeno), verde (per via dell’ossigeno), rosso (dovuto allo zolfo e le osservazioni infrarosse) e violetto-blu (dovuto a fenomeni di riflessione della luce stellare). La nebulosa di Orione ha una forma più o meno circolare, ma è più densa verso l’interno, dove raggiunge temperature altissime. Il grande calore centrale descresce mano a mano verso i bordi, creando le tipiche sfumature.
A causa della grande quantità delle sue strutture interne, gli studiosi l’hanno divisa in settori dando ad ognuno di essi un nome diverso: la fascia che si estende da nord fino alla regione centrale più brillante è detta Bocca di pesce, le regioni laterali illuminate sono chiamate Ali, la zona della Spada di Orione è detta Spada, ma ve ne sono molte altre ancora, essendo un complesso di dimensioni notevoli.
Dove si trova la Nebulosa di Orione?
La nebulosa di Orione è visibile attualmente in ogni area popolata della Terra. Si tratta infatti un oggetto che seppur tecnicamente appartenente all’emisfero australe, è molto vicino all’equatore celeste, pertanto è visibile in ogni luogo. Si trova proprio nella costellazione di Orione, al di sotto delle tre stelle che ne compongono la cintura, chiamate, a seconda della tradizione di riferimento, i Tre Re, i Re Magi, il rastrello, i tre mercanti o i bastoni. I nomi effettivi sono Alnitak, Alnilam e Mintaka: tre stelle frequentemente associate alle tre piramidi di Giza. L’asterismo è molto brillante e permette quindi l’individuazione della nebulosa abbastanza facilmente.
Nello specifico, la nebulosa è posizionata al centro della cosiddetta Spada di Orione, ovvero le stelle disposte verticalmente a sud della cintura, le quali si possono vedere come una piccola colonna luminosa disposta in senso nord-sud. La nebulosa di Orione si colloca a metà strada.
Nebulosa di Orione: ecco come vederla
M42 è visibile nei cieli dell’emisfero boreale da novembre a marzo, quindi lungo tutto il periodo invernale. Ad occhio nudo può apparire come una stella leggermente sfumata, mentre con un telescopio, perfino amatoriale o un semplice binocolo, sarà possibile vedere facilmente anche l’ammasso del Trapezio.
In linea generale, più è alta la costellazione di Orione del cielo, più sarà facile individuare la nebulosa.
Quando si riesce a vedere l’M42?
Intorno alle 22, già dalla fine di Ottobre e fino a Marzo, è possibile veder sorgere Orione verso est. Nei mesi successivi la costellazione sorge sempre più in anticipo, fino a che, a Gennaio, intorno alle 22, si trova nella fase di culminazione, cioè raggiunge il punto più alto sull’orizzonte. Questa condizione ne garantisce un’osservabilità migliore nella volta celeste. Alla fine di Marzo, Orione ha già compiuto tutto il suo percorso nel cielo, tramontando definitivamente a sud-ovest. Da quel momento la nebulosa risulterà invisibile perchè si troverà sopra l’orizzonte soltanto durante il giorno, nel nostro emisfero.
Altre stelle molto luminose vicino alla nebulosa di Orione, che ne permettono una facile identificazione, sono Rigel, in basso a destra nella celebre “clessidra”, caratterizzata da un colore bluastro per l’alta temperatura, e Betelgeuse, in alto a sinistra, dal colore arancione perchè più fredda.
Ovviamente è consigliabile tentarne l’osservazione fuori dai centri abitati, per non essere disturbati dalla presenza delle luci artificiali delle città che possono comprometterne fortemente la visione.