Nebulosa: cos’è e quali tipologie esistono
Fra i fenomeni più sorprendenti dell'universo rientrano sicuramente le nebulose, particolari agglomerati di materiale spaziale dalle diverse tipologie. Le Nebulose sono ancora oggi oggetto di studio per via della loro poliedricità (di fatto esistono nebulose che ospitano al loro interno situazioni di formazione stellare, mentre altre vengono ad origine quando muore una stella) anche se lo studio da parte degli scienziati ha permesso di chiarire in parte questo fenomeno. In tal senso, in questa piccola guida verranno elencate quelle che sono le informazioni assodate o le teorie avanzate in merito alle nebulose, cosa sono, cosa fanno, come si originano e così via.
Che cos’è una nebulosa?
Grazie all’attenta osservazione e agli studi che spaziali che si susseguono ormai da molti anni, è ormai certo che la nebulosa è sostanzialmente un agglomerato di materiale inter stellare al cui suo interno si ritrova in gran quantità della polvere stellare, idrogeno e materiale plasmatico.
La bassa densità di questi elementi, inoltre, dona a questo oggetto celeste la consistenza e l’impressione di essere simile ad una nube.
Per questo, il suo nome, deriva appunto dalla parola latina nebula, nuvola per l’appunto. Da un punto di vista storico, le nebulose sono state oggetto di varie speculazioni e interpretazioni diverse: alle origini dell’osservazione spaziale, infatti, era chiamata nebulosa qualsiasi oggetto spaziale di grandi dimensioni purché non stellare o planetario mentre oggi, solitamente, le nebulose sono appunto intese come quell’agglomerato di materiale inter stellare dove tali componenti si aggregano per dare vita al processo di formazione di nuove stelle.
In tal senso, questo processo di aggregazione potrebbe durare parecchie migliaia di anni per via della lentezza dei meccanismi chimici e naturali che portano all’aggregazione di gas, polvere e altra materia: quando si aggregata abbastanza materia da creare una massa maggiore all’interno della nebulosa, tutto il materiale residuo o gli scarti del processo di aggregazione vanno a comporre la materia prima del sistema planetario. Naturalmente, esistono diversi tipi di nebulose e, a seconda dei casi, hanno anche scopi e funzioni diverse.
Nebulosa: caratteristiche principali
Le caratteristiche di una nebulosa dipendono essenzialmente dalla sua tipologia. Naturalmente, sono presenti punti in comune fra tutti i tipi e sono essenzialmente la presenza di gas, materiale cosmico e plasma ionizzato. Partendo da questi punti di base è possibile inoltre individuare altre caratteristiche delle nebulose.
Ci sono nebulose che riflettono la luce o brillano di luce propria, chiamandosi nebulose diffuse; altre nebulose, quelle oscure, hanno la capacità di assorbire la luce. Infine, le nebulose specifiche hanno caratteristiche uniche a seconda del caso, come ad esempio quelle planetarie che presentano al loro interno il materiale stellare originatosi dall’esplosione di una stella, dopo la sua trasformazione in nana bianca.
Come si forma una nebulosa?
In base a quanto osservato e studiato, basandosi sopratutto sull’analisi del materiale che compone le nebulose, il processo che porta alla formazione di una nebulosa è sostanzialmente molto semplice.
Queste vengono ad originarsi quando avviene un collasso gravitazione del materiale gassoso presente all’interno della nebulosa, ovvero quando a seguito dell’esplosione di una supernova, vi è una fuga di materia.
Questo procedimento è relativo al ciclo di vita delle stelle: queste ultime, infatti, aumentano di temperatura quando perdono gran parte della propria materia, emettendo al contempo radiazione ultraviolette. Quando poi, consumata del tutto la materia, questa collassa su se stessa, il gas che è presente in materia ionizza con la radiazione e crea il plasma che, a sua volta, unitosi con la materia precedentemente generata dalla supernova, da vita alla supernova.
Nubolose: ecco le tipologie più importanti
Le nebulose possono avere origine da diversi processi astronomici, primo tra tutti il collasso gravitazione che si verifica nel cuore del cosiddetto Mezzo Interstellare, la porzione di spazio ricco di polvere di stelle e di gas: quando si verifica questo “decadimento”, c’è l’alta probabilità che si formino delle grandi stelle massive, le quali, grazie alle proprie radiazioni ultraviolette, ionizzano i gas circostanti. Sui crea così il plasma e di conseguenza la nebulosa.
Ci sono poi le nebulose che nascono in seguito all’esplosione stellare (Supernova), con la materia espulsa che viene ionizzata: la Nebulosa del Granchio, situata nella costellazione del Toro, è nata dalla Supernova 1054.
In generale si possono dunque distinguere diversi tipi di nebulose: quelle oscure, molecolari e le Regioni H II, hanno al loro interno delle vaghe formazioni stellari; le nebulose a riflessione, la cui brillantezza è legata al transito di una stella; le nebulose che nascono in seguito alla morte di una stella o dai resti di una Supernova, come ad esempio è la Nebulosa del Granchio.
Nebulosa diffusa
Le nebulose più conosciute sono quelle diffuse, molto estese e dai confini non definito: Si distinguono in due tipi: a emissione e a riflessione. Nel primo gruppo rientrano quegli agglomerati ricchi di gas ionizzato (soprattutto idrogeno) che emette una propria luce, a differenza delle nebulose a riflessione che, pur non producendo una luce propria, riflettono quella delle stelle più vicine.
Nebulosa oscura
Questa tipologia di nebulose, composte da polvere stellare e gas freddi, è molto simile alla nebulosa diffusa ma non sono nè a riflessione nè a emissione. Apparendo come nubi nere, sono visibili solo se sullo sfondo si apre una sorta di campo stellare oppure una nebulosa a emissione. Tra i più famosi esempi di questo agglomerato cosmico c’è la Nebulosa Testa di Cavallo, all’interno della quale sono presenti molte stelle nascenti.
Nebulosa planetaria
Questo tipo di nebulosa è composta da un nucleo molto caldo di gas in espansione, generati dalla stella nella sua ultima fase di vita, quando col passare del tempo si raffredda. Contengono idrogeno ionizzato e, come tali, sono Regioni H II, site quindi in aree di formazione stellare: sono assimilabili alle nebulose a emissioni, ma molto più compatte e dense.
In passato, i primi astronomi che identificarono le nebulose planetarie le paragonarono a dischi planetari, nonostante non avessero nulla a che vedere con i pianeti: per questo motivo ancora oggi sono chiamate infatti nebulose planetarie.
Scopriamo come individuare le nebulose
Per osservare le nebulose è necessario utilizzare dei telescopi, compresi quelli che sono posizionate attorno al pianeta Terra, ossia il James Webb, il telescopio Hubble e quello Spitzer. Tendenzialmente servono cieli bui per individuare le nebulose ma non è sempre così per le nebulose planetarie, per le quali basta che ci sia poco inquinamento luminoso.
Per vederle è sufficiente possedere un filtro 0III da inserire in un telescopio con un apertura di minimo 200 mm. Nel caso in cui le nebulose siano più compatte, basterà un semplice ingrandimento: nel caso delle nebulose planetarie più estese si può persino scorgere la linea in cui si verifica la doppia ionizzazzione dello stesso ossigeno.
Basta un telescopio amatoriale o un buon binocolo per ammirare in tutto il suo splendore la nebulosa di Orione, la più famosa e luminosa anche a occhio nudo, quando l’inquinamento luminoso è assente.
Pensa che anche i Maya la avvistarono e la definirono come un fuoco ardente posizionato nel cuore dello Xibalba, ossia il regno dell’oltretomba. La nebulosa di Orione si trova nell’omonima costellazione, al di sotto della Cintura di Orione: mostra agli osservatori soprattutto l’Ammasso del Trapezio, l’area dove sono presenti quattro giovani stelle disposte a trapezio che formano un vero e proprio ammasso stellare.