Costellazione Ariete: caratteristiche, stelle principali, mitologia

24 Set 2019

Le 2 stelle principali della costellazione dell'Ariete sono note con i nomi di Hamal e Sheratan, molto vicine alla costellazione confinante dei Pesci e del Toro.

Le stelle principali della costellazione Ariete

La prima stella Hamal, detta anche Alpha Arietis è di magnitudine 2: questo termine insieme alla misura numerica si riferisce al grado di luminosità solitamente rilevabile dal nostro pianeta.

Si distingue perché ha un colore arancione o rossastro (è infatti considerata una gigante rossa) e la sua distanza dalla Terra è pari a 66 anni luce, considerando che un anno luce è pari a 9461 miliardi di chilometri.
La seconda stella più luminosa Sheratan, nota anche con il nome di βeta Arietis, ha magnitudine pari a 2,62 dista da noi 60 anni luce. Il colore della sua luminosità è bianco.

Accanto a queste stelle ce ne sono di minori, ma solo di dimensioni e non per importanza.

Tra queste la stella 41 Arietis con magnitudine 3,8 detta anche Bharani, che è di colore azzurro e dista 159 anni luce, mentre la stella Mesarthim o Gamma 1 Arietis di magnitudine 4,8 è bianca, distante dal nostro pianeta 204 anni luce. Un altro elemento nella costellazione dell’Ariete degna di nota è Lambda, che forma un sistema binario di 2 stelle di colore bianco che hanno magnitudine 7, 7 e 4,9.

Accanto a queste stelle ci sono 2 galassie: la NGC772 a forma di spirale e la NGC 770, che furono scoperte nel 1785 dallo studioso William Herschel. In ogni caso la distanza dalla Via Lattea è di circa 100 milioni di anni luce e la sua osservazione può comunque avvenire anche con un telescopio non estremamente potente.

Il significato dei nomi delle stelle

Le stelle citate e anche altre minori della costellazione dell’Ariete hanno dei nomi che sono stati attribuiti fin dall’antichità.

Il nome Hamal significa pecora/ ariete e indica proprio la testa di questo animale mitologico dove sono collocate le stelle a triangolo, mentre Sheratan vuol dire segno e Mesarthim pastori o domestici dell’ariete (dalla lingua ebraica). Bharani invece allude al ruolo di chi consegna, inteso come messaggio, lettera (il latore).

Il periodo migliore per osservare la costellazione dell’Ariete è nei primi giorni del mese di settembre, intorno alle 21.

Bisogna dirigere il telescopio verso l’orizzonte nella parte nord-est, in basso. Nell’osservarla a dicembre, invece, sarà visibile a sud, molto in alto, quasi allo zenit, mentre nella seconda metà del mese di marzo si trova a nord-ovest.

Nella costellazione dell’Ariete sono presenti dei sistemi di pianeti formati da stelle, come nella caso della HIP 14810, che ne ha 3, uno dei quali è caldo come Giove. L’altro è HD12661 che ha 2 pianeti ed è una stella nana gialla.

Nel complesso gli astronomi hanno individuato nella costellazione dell’Ariete almeno 97 corpi celesti tra stelle e sistemi planetari.

Caratteristiche della costellazione Ariete

La costellazione dell’Ariete si trova tra quella del Toro, dei Pesci e le vicine Orione, Cassiopea e Perseo. È comunque lontana dalla Via Lattea ed è nota come la prima dello zodiaco, riferito al fatto che in corrispondenza della sua posizione inizia la primavera. Era di certo così 20 secoli fa, ai tempi dell’astronomo greco Ipparco che la scoprì, ma nella volta celeste oggi la disposizione è cambiata e nel giorno dell’equinozio di primavera c’è il Sole nella costellazione dei Pesci.

Il cosiddetto fenomeno della precessione degli equinozi ha quindi spostato completamente la corrispondenza tra quella che è la costellazione astronomica e il segno zodiacale.

È considerata relativamente piccola, con sole 2 stelle luminose in particolare, visibili dall’Italia soprattutto nel periodo autunnale e invernale.
La costellazione dell’Ariete è da considerarsi tra le più deboli delle 88 della volta celeste fino ad oggi mappate.

Le stelle sono visibili anche con telescopi di potenza limitata, ma è quasi impossibile osservarla a occhio nudo.

La costellazione dell’Ariete è molto lontana dalla Via Lattea e non presenta oggetti che le appartengano. Nel settore nord-est, proprio all’estremo, si possono notare delle nebulose poco illuminate, quasi del tutto buie che si collocano tra la stella Perseo e la costellazione del Toro. Queste nebulose sono raggruppate sotto il nome di Nube di Perseo.

L’estensione della costellazione dell’Ariete non è molto vasta in quanto occupa 441 gradi quadrati della volta celeste. Se si confrontano con quelle più grandi, che partono da almeno 1000 gradi, si comprende il rapporto delle dimensioni.

Per fare un esempio, rispetto a quella della vicina costellazione del Toro è grande poco più della metà. In ogni caso per vedere i corpi celesti più luminosi bisogna guardare nella parte nord occidentale. Agli antipodi, in zona nord orientale era stata catalogata una piccola costellazione, quella della Mosca Boreale, che fu poi definitivamente cancellata quando nel 1930 furono ufficialmente stabilite le collocazioni delle costellazioni.

Per individuare la costellazione dell’Ariete i riferimenti sono: vicino alle Pleiadi, nella parte ovest e accanto alla costellazione della Balena, a nord.

Mitologia dell’Ariete

Gli egizi e i greci

La costellazione dell’Ariete è legata alla mitologia greca, ma prima di questo popolo anche gli egizi ne avevano fatto un culto. Associavano la posizione delle stelle a quando sorgeva Sirio, correlata alle periodiche e provvidenziali alluvioni del Nilo.

Il limo rilasciato dagli straripamenti del fiume era vita per le popolazioni che vivevano lungo le rive, rendendo estremamente fertile un terreno altrimenti secco e improduttivo.

Il mito egizio della costellazione dell’Ariete si può riconoscere anche nella via trionfale del sito archeologico di Karnak, ai lati della quale sono presenti una serie di sfingi raffigurate proprio con la testa di un’ariete. Il viale conduceva al poderoso tempio di Amon-ra dio supremo del sole, venerato all’interno del tempio egizio. Proprio Amon-ra era raffigurato con le corna dell’ariete posto su una barca in trionfo.

Il mito del Vello d’oro con Giasone e gli Argonauti

Tuttavia il mito più noto legato alla costellazione dell’Ariete è quello greco del Vello d’oro e del viaggio tra mille peripezie di Giasone e gli Argonauti.

Secondo la leggenda Frisso re di Boezia e figlio di Atamante, non sopportava più la persecuzione della sua matrigna Ino. Quest’ultima voleva uccidere i figli di Atamante avuti dalla precedente moglie Nefele, che aveva ripudiato, e che potevano impedire l’ascesa al trono di suo figlio. Friso si rivolse dunque a sua madre Nefele per chiedere aiuto e lei gli procurò un ariete, Crisomallo, che aveva avuto in dono da Ermes, il messaggero degli dei. L’ariete aveva poteri magici ed era ricoperto da una preziosa lana dorata, appunto il Vello d’oro.

Era con questo animale che doveva finalmente riuscire a salvarsi dalle trame nefaste di Ino. Frisso quindi organizzò la fuga con la sorella Elle ed entrambi cavalcarono su questo ariete provvisto di ali. Il lungo viaggio provocò una forte stanchezza nella sorella Elle, che si addormentò precipitando in mare e morendo annegata.

Frisso riuscì comunque a raggiunge la Colchide (odierna Georgia occidentale, sulle rive del Mar Nero), e per essere salvato sacrificò l’ariete dal Vello d’oro a Zeus.

La leggenda narra che il vello d’oro rimase comunque intatto e divenne per gli abitanti di Ares un tesoro di valore assoluto, che dovette poi recuperare Giasone insieme agli Argonauti.

La figura di Giasone entra nella storia del Vello d’oro in quanto era il legittimo erede al trono in Tessaglia, che però venne usurpato da suo cugino Pelia. Lo stesso Pelia sfidò Giasone e promise di lasciargli il trono se avesse riportato in patria il famoso quanto ambito Vello d’oro, con i suoi poteri magici.

Il mito di Frisso continua, dunque, proprio con questa leggendaria spedizione, che doveva recuperare il trono usurpato e restituire alla terra di Giasone onore, ricchezza e abbondanza. Giasone riuscì a recuperarlo tra prove impossibili, tradimenti, amori, battaglie, fughe, imprese epiche e non senza spargimenti di sangue.

Frisso dopo morto non trovò degna sepoltura e, come la tradizione voleva per gli uomini morti sull’isola di Ares, fu appeso a un albero alla mercé di uccelli e animali, tra i cui rami era incastrato anche il Vello d’oro.

A guardia del Vello d’oro c’era un drago spaventoso sempre vigile che, grazie agli incantesimi di Medea, sacerdotessa di Ecate, si addormentò, permettendo all’eroe di arrivare a compimento della sua missione. Lo stesso Giasone riuscì a riportare le spoglie di Frisso in patria.

Il simbolismo mitologico nella costellazione dell’Ariete

Il mito del Vello d’oro, con Frisso e Giasone allude al potere del coraggio e della caparbietà nel raggiungere i propri obiettivi, soprattutto in quelle situazioni che presuppongono grandi ideali.

C’è poi la fine triste, quasi un tradimento, dell’amore tra Giasone e Medea che con i suoi incantesimi aveva in tutti i modi aiutato gli Argonauti e recuperare il Vello d’oro. La stessa sacerdotessa poi si scaglia in modo crudele sul fratellino Apsirto, poco più che ragazzino, uccidendolo e gettandolo in mare dopo averlo fatto a pezzi. Medea commise questo orrore per fermare il padre Eete che inseguiva gli Argonauti con il suo esercito.

Il sacrificio dell’Ariete dal Vello d’oro che Frisso fece in onore di Zeus si può ricondurre per similitudine anche a quello del Cristo, “agnello” immolato per la salvezza del mondo. Per parallelismo anche la storia degli Argonauti è paragonabile alle peripezie vissute dagli Ebrei nell’Esodo attraverso il deserto durante 40 anni, per raggiungere la Terra Promessa.

Ritorna insistente nella mitologia legata all’Ariete, la trasposizione nelle vicende “umane” di temi come quello del sacrificio, dell’onore, dell’impresa a tutti i costi, della forza di carattere, dell’eccezionalità delle azioni, della vitalità e della stessa vita che trionfa sulla morte, quindi la rinascita. Proprio a questo si ricollega la collocazione della costellazione dell’Ariete all’arrivo della primavera, ma anche ai festeggiamenti della Pasqua (morte e risurrezione).

È il periodo stagionale dove tutto rinasce, la natura si risveglia dal freddo inverno e il simbolismo è sempre legato al potere del sole che riscalda e rende feconda la terra.

Anche i miti precursori dell’Induismo, con la civiltà su base religiosa Vedica, avevano Mesha che corrisponde all’ariete nell’astrologia di questo popolo. La figura era strettamente legata al dio del Fuoco Agni, a cui si rendevano sacrifici per la purificazione in modo da potersi propiziare il loro favore nelle faccende terrene.

Anche in questo caso ricorre il tema del sacrificio e della purificazione, dopo la quale tutto diventa nuovamente fecondo nel senso più ampio del termine.