La ricerca della vita extraterrestre

12 Set 2015

From the OSR Blog

È sempre più forte il desiderio da parte dell'umanità di ricercare nello spazio cosmico eventuali forme di vita. Infatti, da quando si è raggiunta la certezza di uno spazio immenso, ben più grande di quello occupato dal pianeta Terra, o se vogliamo dal Sistema solare, i confini dell'osservazione astronomica si sono allargati a dismisura, fino a comprendere quelli dell'intero universo. Appare dunque naturale il desiderio di ricercare forme di vita aliene con le quali confrontarsi, fugando il turbamento che deriva dall'idea di essere soli nell'universo.

Siamo soli nell’universo?

In passato si riteneva certa la presenza di esseri viventi nel nostro sistema solare, soprattutto sul pianeta Marte. Tutto questo è nato però da errate valutazioni che nei secoli scorsi hanno visto protagonisti persino eccellenti scienziati. Nel diciottesimo secolo, ad esempio, l’astronomo Schiaparelli, attraverso le sue osservazioni al telescopio, notò sul pianeta Marte delle linee che tagliavano il pianeta e che furono interpretate come delle opere irrigue di ipotetici ingegnieri marziani, mentre in effetti non erano altro che delle distorsioni visive dello strumento.

Le sonde spaziali del ventesimo secolo, inviate su Marte e verso altri pianeti, hanno però escluso in maniera categorica ogni possibile presenza di vita sul pianeta rosso od all’interno del sistema solare, sottolineando la mancanza di quelle condizioni necessarie all’evoluzione di una qualsiasi forma di vita attuale o pregressa.

È come se la posizione della Terra sia quella più favorevole per lo sviluppo di determinati elementi ritenuti indispensabili a modelli vitali simili al nostro. La temperatura ad esempio, proibitiva su quasi tutti i pianeti, o la mancanza di un’atmosfera simile alla nostra, per non parlare della gravità, eccessiva su Giove e su Saturno e debole sulla Luna.

Conclusasi la ricerca nel sistema solare, gli orizzonti si allargano necessariamente alla nostra galassia ed a quelle adiacenti, avvalendosi di teorie, oramai accertate dagli studiosi, le quali fanno pensare che da qualche parte nell’universo una qualsiasi forma di vita dovrà pur esistere.

Questa idea è supportata da diverse ragioni, quali ad esempio l’immensità dello spazio che rende irragionevole pensare che il fenomeno della vita possa essere circoscritto ad un’area così ristretta, quale è il sistema solare, seguita dalla scoperta in quasi tutto l’universo di quei componenti ritenuti essenziali per la vita di ogni organismo, ossia le molecole organiche.

Basate sull’ossigeno, idrogeno, carbonio ed azoto, esse sembrano essere presenti sia nei corpi del sistema solare come nelle grandi nubi intergalattiche che adornano il cosmo.

Ma la cosa più importante che supporta la vita extraterrestre è comunque la scoperta di alcune stelle che come il Sole sono dotate di pianeti, i quali se posseggono caratteristiche simili alla Terra, potrebbero presentare forme di vita in evoluzione o già sviluppate.

La ricerca di queste possibili civiltà aliene è comunque resa difficoltosa dalla impossibilità di poter interagire con loro date le immense distanze in gioco. É per questo che in passato, precisamente negli anni settanta, alcune sonde interplanetarie sono state equipaggiate con dei particolari messaggi sperando che in futuro possano essere intercettati ed interpretati da civiltà intelligenti, visto che le navicelle, una volta assolto il compito di esplorazione all’interno del sistema solare, avrebbero vagato nello spazio esterno.

È il caso della sonda Pioneer 10, inviata verso Giove, che conteneva un disegno raffigurante l’uomo e la donna, nonchè dei riferimenti alla Terra, al sistema solare ed alla rotta della navicella. Le sonde Voyager, inviate verso Saturno, Nettuno ed Urano, sono state dotate di dischi sui quali sono stati registrati immagini e descrizioni della nostra civiltà. Tuttavia, il sistema più pratico su cui si possa basare la ricerca di eventuali contatti con civiltà aliene provenienti dallo spazio è quello delle onde radio, visto che viaggiano alla velocità della luce, attualmente la più alta conosciuta.

La formula di Drake e la radioastronomia

Ma è proprio in questo settore che si stanno intensificando le osservazioni e gli studi. Già dagli anni sessanta è stato introdotto questo metodo grazie ad uno scienziato ed astrofisico americano, F. Drake, che elaborò questa equazione nel 1961 quantificando nella seguente formula l’esistenza di civiltà intelligenti nella nostra galassia:

C= S x Sp x St x Sv x Si x Sit x D

  • C – è il numero delle possibili civiltà intelligenti
  • S – è il numero delle stelle della Via Lattea
  • Sp – è la percentuale di S con pianeti
  • St – è la percentuale di Sp con pianeti simili alla Terra
  • Sv – è la percentuale di St con presenza di vita
  • Si – è la percentuale di Sv con presenza di vita intelligente
  • Sit – è la percentuale di Si con presenza di vita intelligente ad un livello tecnologico simile al nostro
  • D – è la durata media di una civiltà

Ovviamente risolvere una formula del genere non è cosa facile viste le numerose incognite attualmente esistenti, ragion per cui la ricerca continua con metodi sempre più raffinati. Nel 1974, ad esempio, venne trasmesso dal radiotelescopio di Arecibo, nell’America centrale, un messaggio radio in codice binario contenente informazioni e descrizioni della nostra civiltà, del nostro livello tecnologico nonchè dei riferimenti al sistema solare ed alla Terra.

Questo messaggio fu inviato verso l’ammasso di stelle M13 nella costellazione di Ercole, distante da noi 25000 anni luce, e se ricevuto e correttamente decifrato potrà darci una risposta comunque solo fra 50000 anni!

Il progetto S.E.T.I. come aiuto all’indagine extraterrestre

Un altro metodo di ricerca, è quello rappresentato dal progetto S.E.T.I. (Search for extraterrestrial intelligence) dove oltre due milioni di computer di tutto il mondo sono collegati attraverso il web per scandagliare uno spettro radio molto vasto, alla ricerca di un eventuale segnale alieno. Il progetto consiste infatti in un software, praticamente uno screensaver, che dopo aver analizzato i dati ricevuti via Internet dal radio telescopio di Arecibo li rispedisce al server centrale dove vengono archiviati.

La ricerca della vita extraterrestre è perciò da considerarsi come all’inizio di un lungo percorso dove, nonostante i limiti degli attuali sistemi di ricerca, si spera che, affinando sempre più le tecniche di osservazione nel campo della radioastronomia, si possa dare un giorno una risposta alla domanda che da sempre ci angoscia: siamo soli nell’universo?