Cupido in mitologia: tutto sul dio dell’amore
Tutti, almeno una volta, anche e solo per fantasticare sull'amore o per semplce curiosità hanno rivolto almeno un pensiero a Cupido. Il dio dell'amore pronto a scoccare le sue frecce per far innamorare le "vittime" più fortunate e farle capitolare nelle braccia dell'anima gemella.
Nell’articolo odierno cercheremo di capire precisamente chi è Cupido e qual è la sua importanza all’interno del mondo moderno. Dunque, vi auguro una buona lettura sperando di essere del tutto esaustivo. Finalmente scoprirete ogni piccolo dettaglio in merito all’importanza di questo dio dell’amore.
Chi era Cupido: ecco chi è il dio dell’amore
E chi non conosce Cupido?, il piccolo angioletto alato che fa innamorare le persone lanciando le sue frecce incantate? Ma da dove viene? Com’è ‘nato’ il dio dell’amore?
Il nome Cupido – che significa desiderio, bramosia – fu dato dai romani al dio greco dell’amore, chiamato in realtà Eros.
Alternativamente, fu chiamato proprio Amore sempre dai latini. Il compito del fanciullo alato, a cui erano state consegnati arco e frecce, era quello di colpire ugualmente divinità e uomini, facendoli innamorare irrimediabilmente, causando un inevitabile colpo di fulmine.
Come la storia ci insegna, l’antica Roma sottomise l’Impero della Magna Grecia, facendo conoscere così diverse divinità di origine greca ai romani, che le fecero loro dando nuovi nomi e caratteristiche agli Dei. Non fu però una gran ‘perdita’ per i greci, che consideravano Eros (o, appunto, Cupido) come fonte di disordine nella vita dei comuni mortali. In quanto figlio di Afrodite, dea dell’amore, anche lui come la madre era capace di ogni atto, anche deplorevole.
Nel corso della storia, la figura di Cupido viene interpretata e quindi raffigurata come un fanciullo alato, armato di arco e frecce, talvolta affiancato a fiori o ad una lira. Ancora, veniva rappresentato bendato, ad indicare l’amore cieco. Infine, durante l’era ellenistica la sua figura si fece sempre più dolce ed infantile, fino a diventare un vero e proprio putto alato.
Qual è il significato del nome di Cupido?
La parola ‘Cupido’, usata dai Romani per descrivere il Dio greco dell’amore, significa bramoso, avido di piacere. Inoltre, significa anche intensamente desideroso. Ad oggi si usa proprio per descrivere una persona che esprime desiderio, brama e concupiscenza.
Cupido in mitologia: qual è la sua figura nella mitologia greca?
Come abbiamo già accennato, Cupido o Amore si chiamava in realtà Eros in Grecia. Nella mitologia greca egli nasce dall’unione tra Ares, dio della guerra, ed Afrodite, dea della bellezza. La famiglia viene completata dai fratelli di Eros, ossia Anteros, Armonia, Deimos e Fobo. Eros stesso avrà una figlia, Voluttà da Psiche.
La storia narra che alle origini del tempo Eros non fosse in realtà un vero e proprio dio dell’amore, ma piuttosto una forza o attrazione. Secondo la leggenda, Eros viene creato dal Caos primitivo ed ha un significato ancora più universale: egli rappresenta infatti la forza che tiene insieme l’universo e favorisce la riproduzione delle specie. Una grande responsabilità!
E’ solo poi con Omero che Eros acquista una vena più romantica, divenendo quella forza che attira due esseri viventi l’uno verso l’altro, anche in un senso devastante: le anime colpite possono infatti arrivare a perdere la ragione e autodistruggersi, a volte generando in tormentate storie d’amore che danno vita anche ad amori impossibili.
Il mito di Cupido
Seconda una leggenda, Cupido sarebbe proprio il primo Dio in assoluto, nato dalla notte, denominata Nyx, che depositò un uovo d’argento all’inizio dei tempi. Quest’uovo, secondo la storia, si schiuse facendo emergere Eros. Tuttavia, secondo questa interpretazione egli non aveva affatto l’aspetto che gli attribuiamo oggi noi, bensì appariva con 4 teste di bestie diverse: il leone, l’ariete, il toro e persino il serpente. Nonostante ciò, non gli mancano le ali dorate.
Fu proprio la notte a definirlo come Ericepeo, e decise di vivere con lui in una cava. Ad Eros fu attribuito anche il compito di notte, ordine e giustizia. Secondo questa interpretazione, Cupido sarebbe l’origine del tutto.
Un’altra versione lo vede come figlio di Iris e del vento che proviene dall’Ovest.
Nella versione Romana, è naturalmente figlio di Venere, e probabilmente dello stesso Giove, ovvero il re degli Dei (Zeus per i greci).
La storia di Eros
Quando Eros nacque, Zeus (rinominato poi Giove dai Romani) capì immediatamente che il piccolo avrebbe creato disordine durante la sua esistenza. Il re degli Dei era deciso a sopprimerlo, ma la madre Afrodite volle salvarlo nascondendolo nel bosco, dove visse cresciuto dalle bestie.
La leggenda narra che fu Eros stesso a costruirsi in completa autonomia l’arco di frassino, mentre utilizzò il cipresso per intagliare le frecce. Per diventare un esperto cacciatore, usò le sue armi sugli stessi animali che l’avevano cresciuto e nutrito.
Neanche la stessa Afrodite che l’aveva salvato – o condannato, a seconda delle interpretazioni – poté fuggire dalla potente magia del figlio, che la fece innamorare di Adone. Questo fu successivamente ucciso da Ares, che si era ingelosito del forzato tradimento della moglie.
Da allora, Eros rappresenta una divinità maliziosa e perversa, che tuttavia dona l’amore agli Dei e agli uomini senza ricevere per questo nulla in cambio.
Amore e Psiche
La storia di Amore e Psiche è una storia estremamente bella, romantica e triste.
Quando Psiche nacque, era talmente bella che i suoi genitori la paragonarono a Venere. La dea (Afrodite, per i greci) non ne fu certo contenta e volle vendicarsi di questo oltraggio. Chiese così a Cupido di lanciare una freccia contro la ragazza, e far sì che ella s’innamorasse di un mostro. Tuttavia, Cupido sbagliò la mira e finì per colpire se stesso. Le regole dell’arco non fecero eccezione con il giovane Dio, che si innamorò immediatamente della fanciulla.
Una storia alternativa racconta di come Psiche non riusciva a trovare marito nonostante le sue tante qualità. Suo padre aveva chiesto il perché ad un oracolo, il quale aveva risposto che la ragazza sarebbe dovuta recarsi in cima ad un monte, vestita da sposa, e sarebbe lì stata corteggiata da un Dio temuto dagli Dei stessi, appunto il nostro Cupido (o Eros, o ancora Amore).
Fu così che Cupido (o, appunto, Amore) sposò Psiche, donandole inoltre un enorme palazzo. Tuttavia, il patto dei due sposi prevedeva che lei non dovesse mai vedere Cupido in volto, altrimenti il loro amore sarebbe svanito per l’eternità. Psiche tentò di attenersi al compromesso, perlomeno finché le sue sorelle, invidiose della fortuna della ragazza, non le misero un dubbio in testa: e se Cupido non si facesse vedere, perché tremendamente brutto in viso? Magari deforme, o orrendo? Le sorelle di Psiche erano gelose in quanto loro, nonostante si fossero già sposate, non erano lontanamente tanto belle quanto la sorella.
Purtroppo, queste insinuazioni fecero colpo sulla giovane donna che quella notte stessa si intrufolò nelle stanze di Cupido con una candela e ne illuminò il viso. Sfortunatamente una goccia cadde sulla spalla del Dio addormentato, che si svegliò di soprassalto. Infuriato, Cupido volò via lasciando Psiche disperata a se stessa. La giovane cercò il suo sposo ovunque ma senza successo. Fu proprio Venere (o Afrodite) ad impietosirsi per la situazione disperata della fanciulla: ella le consigliò così di recarsi nell’Ade, ovvero la terra dei defunti, e trovare Proserpina, dalla quale avrebbe ottenuto un vaso.
Ancora una volta la giovane Psiche dimostrò di essere un’anima troppo curiosa, e senza permesso aprì il vaso, dal quale venne sprigionato il cosiddetto ‘sonno della morte’. Questo l’avrebbe prontamente uccisa, se non fosse stato proprio per il suo amato Cupido, che corse da Zeus (o Giove) ad implorarlo di salvare la sua amata. Incredibilmente, il re degli Dei acconsentì rendendo Psiche immortale. Grazie a questa benedizione, i due poterono vivere per sempre assieme.
Una storia alternativa narra che Psiche fu abbandonata da Cupido nel bosco. Ella decise allora di morire nel fiume; tuttavia, la corrente dello stesso la riportava continuamente a riva. Fu così che iniziò a vagare per il mondo alla ricerca del suo sposo, ma invano. Cupido nel frattempo era rimasto ferito dalla candela che gli era caduta sulla spalla, la notte nella quale Psiche aveva tentato di vederlo. Tornò così dalla madre. Afrodite però non era affatto contenta del fatto che il figlio avesse potuto amare un essere mortale, addirittura considerata come la sua stessa rivale per via della sua grande bellezza. Fu così che aggredì il figlio. Tuttavia, non poteva fargli del male e decise di prendersela proprio con Psiche. Fece girare la notizia che Psiche era nemica degli Dei, che era pericolosa e andava distrutta. Il premio per la sua cattura l’avrebbe conferito la stessa Afrodite, promettendo sette baci al vincitore. Ovviamente la notizia non tardò ad arrivare alle orecchie della stessa Psiche, che decise di consegnarsi volontariamente all’Olimpo chiedendo umilmente perdono. Ma Afrodite non era certo una Dea tollerante, e dato che era stata sfidata personalmente decise di denudare la giovane fanciulla e farla flagellare. Questa, secondo Afrodite, sarebbe stata la giusta punizione per alleviare le pene di una suocera addolorata per il figlio che era stato ingiustamente ferito e si trovava ora in una condizione di malattia.
A questo punto Psiche fu presa come schiava personale di Afrodite. Provò a chiedere venia a Cerere, chiedendo di venire difesa dalle continue pene che le venivano inflitte da Afrodite. La Dea infatti richiedeva alla povera Psiche di eseguire compiti difficili, inutili ed estremamente dolorosi per il solo piacere di vederla soffrire. Ad esempio, le fu richiesto di dividere un sacco di diversi grani, come il miglio, l’orzo ed altri semi. Inoltre, le fu ordinato di dividere un sacco di perle in base alla loro grandezza. Fortunatamente, le formiche aiutarono Psiche in questi indegni compiti facendo per lei gran parte del lavoro.
Nel corso del tempo nel quale Psiche sottostava ai comandi di Afrodite, la giovane fanciulla dovette adoperarsi per accontentare la Dea eseguendo altri compiti difficilissimi, come recuperare una giara di acqua da un luogo, lo Stige, dove dimorava un drago. Tuttavia, spesso la fanciulla veniva aiutata dagli Dei e dai loro animali per riuscire a compiere le varie imprese richieste dalla temutissima Venere (o appunto, sempre Afrodite).
La svolta avvenne quando Afrodite chiese a Psiche di andare nell’Ade a recuperare il vaso a cui abbiamo già accennato nella storia precedente. Questo vaso, tenuto allora da Proserpina, doveva servire a Psiche per intrappolarci un po’ della sua bellezza. La Dea Afrodite, nonostante fosse la Dea della bellezza, ne aveva bisogno in quanto lei ne aveva già persa molta della sua impiegandola nelle cure del figlio, proprio l’amato Cupido di Psiche.
Psiche era disperata e non sapeva dove recarsi. Vedendo una torre, decise di scalarla per buttarsi giù e porre fine a questa tremenda tortura a cui era stata sottoposta. Ma la torre stessa ebbe pietà ed indicò alla fanciulla l’entrata per avere accesso al mondo dei defunti, chiamato appunto Ade. Le suggerì inoltre di portare con Sé due monete con le quali avrebbe pagato il famoso Caronte affinché la conducesse dall’altro lato del fiume. Inoltre, consegnò a Psiche tre focacce d’orzo per evitare di finire sotto le grinfie di cerbero.
Anche Proserpina fu gentile con la mal capitata e la accolse gentilmente, prendendo il vaso e riempendolo. Fu così che a Psiche fu concesso il rientro del mondo dei viventi al quale apparteneva. Tuttavia, anche a causa di tutte le pene che aveva dovuto affrontare, Psiche non riuscì a trattenersi e si sentì costretta ad aprire il vaso per attingere ad un po’ della bellezza che esso conteneva. Purtroppo, il vaso la fece cadere in un sonno profondo.
Nel frattempo, fortunatamente, Eros scoprì cosa stava accadendo a sua insaputa e superò le guardie che sorvegliavano la dimora della madre, per ritrovare Psiche. Con grande astuzia riuscì a rianimare Psiche che potette riconsegnare il vaso alla legittima proprietaria. Inoltre, Eros andò da Zeus, re degli Dei e lo implorò di aiutarlo.
Qui le due interpretazioni della storia si intrecciano in quanto Zeus fu in grado di aiutare la giovane coppia celebrando il loro matrimonio. A Psiche fu concesso l’ingresso all’Olimpo, dove vennero finalmente celebrate legittimamente le nozze dei due giovani.
Poco prima di sposarsi, Psiche bevve l’ambrosia che le era stata donata da Zeus per renderla immortale. Questo passaggio fu essenziale in quanto permise alla fanciulla di essere accettata da Afrodite, che placò la sua gelosia e accettò la giovane nella propria famiglia.
Dall’unione di Cupido, o appunto Eros o ancora Amore, e Psiche, nasce la loro unica figlia, dal nome di Voluttà da Psiche.
Oggi noi conosciamo la famosa scultura realizzata da Antonio Canova, Amore e Psiche, dove vengono rappresentati i due amanti, sul punto di baciarsi. La leggenda è stata più volte rappresentata, sia nell’arte che nella letteratura, in quanto rappresenta un amore dannato ma puro, che rende la figura di Cupido, Eros o Amore ancora più intensa e romantica.
Cupido come angelo
Nonostante Cupido nasca in Grecia sotto le vesti di Eros o Amore, di cui abbiamo già ampiamente parlato, la figura del Dio cambia nel corso della storia a seconda del popolo che lo raffigura e del momento storico che attraversa l’umanità. Già nel medioevo, ad esempio, Cupido fu protagonista di storie che lo rappresentavano sempre come infante bendato e alato.
Amore fu spesso dipinto come angelo, a volte in compagnia della madre che era Venere per i Romani, Afrodite per i greci. Nel corso della storia divenne chiaro che le sembianze più appropriate per Cupido erano quelle di piccolo angelo dai capelli d’oro, e fu così che si decise che il Dio dell’amore avrebbe dovuto sempre essere rappresentato come angelo. Questa figura dona al Dio un carattere più malleabile, lontano dalla sua natura maliziosa e perversa che gli era stata attribuita dai greci. E`forse anche per questo che la società ellenica non accettò mai del tutto questa divinità come benevola, preferendo temerla come fonte di guai.
Nel mito romano Eros diviene Cupido figlio di Venere (Afrodite nel mito greco) ma il suo ruolo e la sua immagine sostanzialmente non cambiano; si tratta sempre di un fanciullo dalle sembianze pure, appunto fanciullesche, quasi romantiche. Tuttavia, Cupido riprende nella sua natura un pizzico di maliziosità, tornando ad essere un Dio principalmente dispettoso, un abile usatore di arco e frecce, che fa innamorare le persone senza che loro l’abbiano richiesto e in un modo irrimediabile.
Cupido rimane tutt’ora un’icona importante nella nostra cultura, che lo vede come portatore di un amore di cui non si ha colpa, magari di un amore incondizionato, proprio perché caratterizzato dalla volontà del Dio alla quale ci si deve arrendere ed accettare. Al di là delle varie leggende che vengono raccontate sul dio dell’Amore, che rimangono storie affascinante, sta ora a noi decidere se credere al fato o meno. E voi, siete mai stati colpiti da una delle frecce del Dio dell’Amore?
Cupido e San Valentino: qual è il collegamento?
Cupido e San Valentino sono due figure che spesso vengono associate all’amore e alla festa di San Valentino, ma la loro relazione è in realtà complessa e variegata.
In origine, Cupido era il dio romano dell’amore, raffigurato come un bambino alato con un arco e frecce, capace di colpire il cuore delle persone e farle innamorare. San Valentino, invece, era un sacerdote cristiano che visse nel III secolo d.C. e che si dice abbia celebrato matrimoni segreti tra giovani innamorati, sfidando così il divieto imposto dall’imperatore romano Claudio II che vietava i matrimoni tra i giovani in quanto preferiva avere soldati celibi.
Nonostante Cupido e San Valentino provengano da contesti culturali e religiosi diversi, le loro figure sono spesso associate nella celebrazione della festa di San Valentino. In particolare, Cupido è diventato un’icona romantica universale, simbolo dell’amore passionale e spesso rappresentato insieme a San Valentino.
In alcune tradizioni, si dice che San Valentino abbia perfino incontrato e convertito Cupido al cristianesimo, facendolo abbandonare l’arco e le frecce per abbracciare l’amore altruista e il rispetto reciproco tra gli amanti. In ogni caso, la figura di Cupido e quella di San Valentino si sono unite per diventare un simbolo dell’amore romantico, capace di superare le barriere culturali e religiose e di unire le persone in una celebrazione universale dell’amore.