Astronomia nei popoli precolombiani
L'astronomia, per i popoli precolombiani, assumeva un significato totalmente differente rispetto quella ce, al giorno d'oggi, assume per la popolazione globale.
Ecco quali sono tutte le varie differenze e i significati che questa aveva per le suddette popolazioni.
L’astronomia, un elemento religioso per i precolombiani
Durante il periodo delle popolazioni precolombiane, l’astronomia aveva un significato molto particolare, ovvero veniva utilizzata prevalentemente come strumento religioso.
A rivestire il ruolo degli astronomi, infatti, erano i sacertodoti che, durante l’osservazione del cielo, narravano della volontà degli dei e soprattutto si occupavano di indicare, alle caste sociali maggiormente importanti, quale fosse il volere degli dei, facendo in modo che, sotto un certo punto di vista, quelle stesse persone fossero come sottomesse al loro volere.
Sotto una certa ottica è quindi possibile sostenere che, la classe regnante durante quel periodo, non era rappresentata da chi deteneva il potere oppure dal ristretto gruppo di persone nobili che viveva in quelle aree ma, al contrario, era rappresentato proprio dai sacerdoti.
Questi, infatti, facevano tutto il possibile per influenzare in modo pesante le diverse decisioni che i nobili dovevano adottare, giocando appunto sul fatto che le divinità erano pronte a scagliarsi contro di loro qualora determinati atti venissero compiuti.
Lo studio del cielo veniva svolto in maniera totalmente differente e ogni interpretazione assumeva una grande importanza per i nobili del periodo i quali, pur di non indispettire le divinità, decidevano senza troppi pensieri di seguire le direttive dei sacerdoti.
Gli studiosi del periodo, sapendo appunto questo, molto spesso tendevano a utilizzare questo particolare timore per fare in modo che i loro obiettivi personali potessero essere perseguiti.
Molte delle diverse riunioni per lo studio del cielo si trasformavano quindi in sorta di comizi che venivano tenuti dai sacerdoti stessi, i quali indicavano il volere degli dei, assumendo quindi il ruolo di veri governanti del Paese.
Il calendario e gli eventi climatici
Ad aiutare i sacerdoti nel tenere in pugno la popolazione ricca e colta, facendo quindi in modo che le decisioni potessero avvantaggiare maggiormente la classe rappresentata dai religiosi, vi erano i sacerdoti che avevano intrapreso un percorso di studi che abbinava all’analisi del cielo ai fattori climatici.
Non essendoci un calendario e soprattutto essendo ancora totalmente assente la suddivisione dell’anno in stagioni ben precise, i sacerdoti avevano imparato a riconoscere i cambiamenti climatici analizzando la posizione degli astri.
Questa loro conoscenza giocava maggiormente a loro favore, dato che ogni cambiamento climatico e altri eventi similari venivano interpretati con maggior semplicità da parte loro e pertanto, la mutazione dal periodo caldo a quello freddo, veniva interpretata come sorta di punizione per coloro che non seguivano scrupolosamente le direttive che venivano espresse durante i vari sermoni dei sacerdoti.
Grazie alle conoscenze degli astri e soprattutto ai fattori climatici, i sacerdoti sostenevano che le divinità permettessero alla popolazione di coltivare determinate piantagioni in alcuni periodi mentre altre, che per natura non potevano essere fatte crescere, venivano definite come oggetto dell’ira delle divinità, alterate dal comportamento messo in atto da parte degli stessi nobili o comunque della popolazione che si doveva occupare di coltivare le diverse piante.
Come facilmente intuibile la cultura che contraddistinse i sacerdoti rappresentava quell’arma aggiuntiva che questi potevano periodicamente sfruttare proprio per tenere in pugno l’intera popolazione.
Le comete e le sventure per i popoli precolombiani
Uno degli elementi che destava maggior timore nelle popolazioni precolombiane era rappresentato dalle comete, che molto spesso venivano intraviste come un vero e proprio segno di devastazione e punizione divina da parte delle entità superiori.
Molti scritti dell’epoca, rappresentati da disegni particolari e codici che ancora oggi sono complessi da decifrare, fanno intuire come le popolazioni quali Maya e Incas temessero in particolar modo la vista delle comete.
Si intuisce quindi che ogni qualvolta venisse scrutata in cielo una cometa, queste popolazioni entrassero nel panico in quanto questi elementi celestiali, secondo la credenza popolare, erano sinonimo di cambiamento ma, allo stesso tempo, di sventura e punizione.
Pertanto i sacerdoti, seppur temendo anch’essi questi particolari elementi, interpretavano gli stessi come un vero e proprio segno della volontà delle divinità di voler cambiare radicalmente la popolazione, in quanto la stessa non aveva seguito il loro volere.
Le comete non vennero quindi mai interpretate come accade ai giorni nostri, dato che molte mutazioni della società precolombiana vengono segnate proprio nel momento in cui questo genere di corpi celesti venivano notati nel cielo.
Le eclissi e il comportamento delle popolazioni precolombiane
Altro tipo di elemento che sembrava destare parecchio timore nelle società precolombiane era rappresentato dalle eclissi.
Per queste popolazioni tale fatto voleva semplicemente essere un chiaro segno della disapprovazione delle entità superiori che, secondo gli studiosi del periodo e dei sacerdoti, veniva manifestato periodicamente.
Alcuni ricercatori hanno anche associato una particolare leggenda e comportamento che contraddistinguevano le popolazioni precolombiane durante il periodo delle eclissi: i Maya supponevano che questo fenomeno era caratterizzato dalla presenza di un drago celeste il cui scopo era quello di mangiare la Luna, per poi focalizzare la sua attenzione direttamente sul pianeta Terra, punendo quindi tutti coloro che avevano avuto un atteggiamento ostile o comunque non conforme alle direttive che venivano espresse dai sacerdoti durante le loro orazioni.
Ovviamente era previsto anche un rimedio per evitare che questo fenomeno, ovvero che il dragone della leggenda, potesse avere un impatto negativo sulla popolazione, decimandola e mandando in crisi la società.
Quando le eclissi si palesavano l’intera popolazione si riuniva in preghiera, supplicando questa entità di essere clemente nei loro riguarda, facendo in modo che la stessa popolazione potesse essere risparmiata.
Ad abbinarsi alle preghiere religiose, spesso condotte dai vari sacerdoti, vi erano i sacrifici: proprio come accadeva nella società degli antichi Romani, anche Incas e Maya decidevano di sacrificare il bestiame a queste entità quando vi era un’eclissi.
Il sacrificio riusciva quindi a essere un atto che, secondo le suddette popolazioni, riusciva a placare l’ira delle divinità.
Solo successivamente gli studiosi di quell’epoca capirono che le eclissi erano un fenomeno naturale e grazie allo studio che veniva effettuato, gli stessi riuscivano anche a prevedere quando il suddetto fenomeno si doveva palesare, cercando quindi di tranquillizzare l’intera popolazione.
Lo studio dei Pianeti e Venere
Le popolazioni precolombiane, in particolar modo i Maya, erano grandi studiosi del firmamento e soprattutto dei pianeti che contraddistinguono tutt’ora oggi il sistema solare.
In particolar modo questa popolazione, grazie allo studio che venne fatto al periodo, era riuscita a identificare e analizzare quale fosse il comportamento del Pianeta Venere, il quale era quello maggiormente visibile.
Secondo le popolazioni che vissero durante quel periodo, Venere era una divinità che, assieme al Sole, vegliava sulla Terra e pertanto rappresentava un’entità che doveva essere assolutamente venerata.
Anche in questo caso venivano organizzate delle lunghe sessioni di preghiera soprattutto nel momento in cui il Pianeta diveniva maggiormente visibile, facendo in modo che la divinità che secondo loro costituita lo stesso non decidesse di punire le persone che caratterizzavano quella società, in particolar modo i nobili.
Inoltre i Maya erano anche riusciti a identificare quale fosse il periodo di Venere, ovvero quanto tempo questo era visibile e compieva il suo moto di rotazione attorno al Sole, stabilendolo a circa 584 giorni, ovvero un valore pressoché identico a quello che, al giorno d’oggi, risulta essere ufficiale e stabilito mediante lo studio attento e l’utilizzo di una strumentazione maggiormente tecnica.
Durante il periodo di massima visibilità di tale Pianeta la popolazione pregava al sorgere del Sole, ringraziando lo stesso pianeta per non aver compiuto atti di vendetta nei confronti della popolazione e per aver concesso loro la possibilità di dimostrarsi fedeli.
Le popolazioni precolombiane e i vari astri nel cielo
Per quanto riguarda gli astri nel cielo, le popolazioni che vivevano nel sud dell’America erano riuscite a identificare alcune costellazioni dello Zodiaco, anche se gli studi che vennero condotti erano molto appossimativi e allo stesso tempo venivano caratterizzati da pochi dati.
La costellazione dello Scorpione e poche altre venivano identificate come entità superiori che, periodicamente, decidevano di verificare lo stato delle popolazioni precolombiane e come facilmente intuibili, a scrutare il cielo per analizzare cosa governasse il mondo furono i Maya.
Purtroppo su questo aspetto si hanno ben pochi documenti dato che, proprio in quel periodo, i coloni spagnoli giunsero nelle zone dove vivevano i Maya e gli Incas e questo accadimento è noto per essere sinonimo di battaglie per la supremazia del territorio.
Ben pochi studiosi e rappresentati della società del periodo riuscì a sopravvivere agli attacchi perpetrati da parte degli spietati invasori, che riuscirono ad avere vita facile nei confronti delle suddette popolazioni, distruggendo i pochi documenti che vennero creati.
Se questo accadimento si fosse verificato in maniera diversa, probabilmente anche gli attuali studi e conoscenze sugli astri e pianeti avrebbero assunto un tono totalmente differente e probabilmente le suddette conoscenze sarebbero state differenti.
Ecco quindi quali sono le conoscenze e come veniva interpretata l’astronomia urante il periodo nel quale vissero le popolazioni precolombiane.