Costellazione Indiano, stelle principali e mitologia

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Nell'emisfero Sud Celeste, accanto alla Gru e al Pavone, si estende la costellazione Indiano. Indiano, dal latino Indus, venne introdotta sul finire del XVI sec., quando gli esploratori portoghesi stavano attraversando il Nord America. La costellazione compare per la prima volta nel catalogo stellare Uranometria (Germania, 1603) dell'astronomo tedesco Johann Bayer.

Mitologia

Proprio in virtù delle appena citate ragioni storiche, comunemente si afferma che la costellazione rappresenti uno dei tipici indiani d’America incontrati da Colombo nel corso del suo sbarco sul nuovo continente: com’è noto, d’altronde, l’esploratore genovese ritenne di essere giunto nelle Indie, per questo, per riferirsi alla popolazione locale utilizzò il termine indiani, anziché il termine di indigeni.

I disegni della costellazione contenuti nell’opera Uranometria, rappresentano effettivamente, tra la Gru e il Pavone, la figura di un indiano d’America: a petto nudo e con le frecce, ma stranamente senza arco.

La vicinanza alla costellazione del Pavone, nonché le non infrequenti rappresentazioni grafiche che vedono Indiano quasi sovrapporsi a quest’ultima, hanno fatto sì che alcuni storici ipotizzassero una differente interpretazione della costellazione, ricollegandola sopratutto alla mitologia greca e latina.
La più diffusa teoria tra gli studiosi del mito ipotizza, infatti, che Indus rappresenti in realtà Io, la sacerdotessa devota ad Era, di cui Zeus si innamorò. Nell’opera Le Metamorfosi Ovidio narra di come Zeus si fosse invaghito della sacerdotessa della divina consorte e di come l’avesse trasformata in una mucca bianca per continuare a sedurla e non insospettire la moglie; Era, tuttavia, non si fece ingannare e dapprima chiese l’animale in regalo e poi pose a guardia della giovenca Argo, un gigante dai cento occhi che avrebbe potuto vegliare su di lei in ogni momento, chiudendo e aprendo alternativamente alcuni dei suoi occhi. Argo, purtroppo, cadde in una trappola tesa da Hermes, messo di Zeus, e morì. Era, tuttavia, mise tutti gli occhi di Argo sulla coda del pavone, animale a lei sacro, come simbolo delle stelle nel cielo notturno.

Stelle Principali

I corpi celesti principali della costellazione sono senza dubbio quattro: α Ind, β Ind, δ Ind e ε Ind; così denominati secondo la classificazione in lettere greche operata da Bayer (il primo astronomo nella storia ad adottare questa metodologia, ancora oggi utilizzata).

α Ind è la stella più luminosa di Indiano. Pressoché impossibile osservarla dall’emisfero boreale, si tratta di una gigante con classificazione spettrale K0 III-IV. Ha il doppio della massa del nostro sole e si stima abbia circa un miliardo di anni. È distante circa 98 anni luce dal sistema solare e ha magnitudine apparente pari a 3,11. È l’unica stella della costellazione Indus ad avere ricevuto un nome proprio: in Cina è, infatti, denominata “Il Persiano”, nome attribuitole dai missionari Gesuiti.

β Ind, invece, è comunemente considerata la seconda stella più luminosa della costellazione in esame. Molto più distante rispetto alla precedente con i suoi 611 anni luce, ha magnitudine apparente di 3,66. Si tratta di una gigante brillante arancione con classificazione spettrale K1 II. Penalizzata per l’ossrvazione celeste dall’enorme distanza che la separa dal sistema solare, è in realtà più luminosa rispetto ad α Ind.

δ Ind, visibile ad occhio nudo dall’emisfero Sud Celeste, è una stella binaria. La natura binaria della stella è stata, tuttavia, scoperta soltanto nel 1956 dall’astronomo sud africano William Stephen Finsen. La coppia ha un periodo orbitale di 12.2 anni; si trova allocata a circa 188 anni luce dal nostro sistema solare e ha una magnitudine apparente complessiva di 4,40. Seppur vi siano ancora numerosi dubbi sul punto, dovrebbe trattarsi di due sub-giganti giallo-bianche, con classificazione spettrale F0 IV.

ε Ind è la stella più interessante tra quelle finora osservate. Si tratta di una nana arancione con classificazione spettrale K4.5 V. Dista quasi 12 anni luce dal nostro sistema solare e ha magnitudine apparente pari a 4,69. Nel 2003 sono stati scoperti due oggetti sub stellari (due nane brune), denominati rispettivamente ε Ind Ba e ε Ind Bb, che le si accompagnano. La particolarità di questa stella, tuttavia, risiede interamente nel suo moto: questa ha un moto proprio insolitamente elevato; si tratta di uno dei corpi celesti più veloci in assoluto finora scoperti e gli esperti ritengono che questo intenso moto la condurrà, all’incirca nel 2640 (se non prima), fuori dalla costellazione Indiano e dentro la costellazione del Tucano.

Deep Sky e conclusioni

Le stelle già menzionate sono i corpi celesti più importanti della costellazione, ma vi sono anche alcuni oggetti del profondo cielo che meritano di essere ricordati. Si tratta di cinque interessanti galassie: NGC7049, NGC7083, NGC7090, NGC7205 e IC5152.
NGC7049 è una galassia lenticolare; scattando una foto di quest’ultima a lunga esposizione è possibile notare un anello di polveri oscure nella sezione centrale, tipico solo in presenza di galassie di giovane età.
NGC7083 e NGC7205 sono entrambe galassie a spirale con un piccolo nucleo brillante. Al 2009 risale l’osservazione di una supernova all’interno di NGC7083.
Anche NGC7090 è una galassia a spirale, concentrata e con un piccolo rigonfiamento nella porzione centrale.
E infine IC5152, una piccola galassia dalla struttura irregolare.

Nel complesso Indiano è una costellazione alquanto debole nell’emisfero meridionale, ma la sua fortuita posizione tra le luminose costellazioni della Gru e del Pavone la rende di più facile individuazione e osservazione.

Massimiliano Milli Scrittore presso Online Star Register

Massimiliano Milli: Laureato in Lingue e letterature straniere, aono appassionato di astronomia, comunicazione e cultura e mi dedico alla creazione di contenuti coinvolgenti e informativi, utilizzando le mie competenze linguistiche per raggiungere un pubblico internazionale. Collaboro come content creator per OSR dal 2020.