Costellazione Pavone, stelle principali e mitologia
La costellazione del Pavone è localizzata nell'emisfero sud ed è stata introdotta da Johann Bayer. Quest'uccello era, inoltre, considerato sacro dalla dea Giunone che aveva creato la Via Lattea dal suo seno. Le dimensioni della costellazione sono scarse, ma gli astri che la compongono, di terza e quarta magnitudine, sono facilmente individuabili.
Le principali stelle della costellazione del Pavone
Il Pavone è composto da diverse stelle e tra queste si annoverano:
- α Pavonis, meglio nota con il nome di Peacock, è quella più luminosa, il suo colore è l’azzurro, ha una magnitudine pari a 1,94 e dista circa 183 anni luce dalla Terra.
- β Pavonis è bianca, vanta magnitudine 3,42 ed è lontana 137 anni luce.
- δ Pavonis può essere ammirata a occhio nudo, si trova nei pressi del Sole, dista 20 anni luce e ha una magnitudine pari a 3,55.
- η Pavonis è classificata come gigante rossa, presenta magnitudine 3,61 e si trova a circa 371 anni luce.
La costellazione comprende, inoltre, stelle doppie (o binarie) e variabili. Le primi sono poche, ma alcune di esse sono meritevoli di essere citate.
- ξ Pavonis è composta da due elementi che presentano un diverso grado di luminosità. La componente primaria è una gigante rossa con magnitudine 4,4, mentre la secondaria possiede magnitudine pari a 8; entrambe sono separate dal Sole da ben 480 anni luce.
- HD 198160 e HD198161 sono bianche, vantano uguale luminosità e sono separate da soli 2,4″.
Le stelle variabili riscontrabili nel Pavone sono, invece, innumerevoli e alcune di esse possono essere localizzate a occhio nudo o con l’ausilio di strumenti dedicati.
Nel gruppo delle Variabili di Mira si può, per esempio, individuare la T Pavonis la cui luminosità apparente varia nell’arco del tempo: il valore massimo si registra, infatti, con magnitudine pari a 7, ma in circa 240 giorni diminuisce fino al quattordicesimo livello per poi tornare a salire.
Vi sono, inoltre, le Variabili Cefeide a cui appartiene l’astro κ Pavonis: si tratta di una supergigante di colore giallo-bianco le cui magnitudini apparenti coprono un range compreso tra 3,9 e 4,8 con un periodo che si attesta pari a 9 giorni e 120 minuti; l’astro si trova a 540 anni luce dal Sole.
Le variabili semiregolari sono stelle giganti rosse o supergiganti che si contraddistinguono per variazioni di luminosità morbide e regolari che possono, però, essere intervallate da momenti di irregolarità; tra queste spiccano la NU Pavonis la cui magnitudine passa, nell’arco di sessanta giorni, da 5,3 a 4,9 e la SX Pavonis. Quest’ultima, in particolare, appartiene alla classe delle stelle variabili pulsanti; quando è al massimo può essere percepita senza l’ausilio di specifiche strumentazioni, ma è poi destinata a raggiungere il minimo e la sua percezione viene così messa a rischio.
Il Pavone è, inoltre, costituito da altri corpi che, se le condizioni atmosferiche lo consentono, possono essere facilmente individuati.
Si distinguono, perciò, NGC 6752, NGC 6744, NGC 6684 e NGC 6876.
NGC 6752 appartiene alla classe degli ammassi globulari ed è, quindi, costituito da più stelle; quando il cielo è sereno è appena percepibile a occhio nudo, mentre negli altri casi può essere individuato con binocolo o un telescopio. Possiede, inoltre, dimensioni apparenti che ricordano mezza Luna piena e dista 14000 anni luce dal sistema solare.
NGC 6744 è, invece, una galassia e può essere osservata con estrema facilità dall’emisfero meridionale. Il telescopio permette di individuare una macchia chiara, mentre grazie agli ingrandimenti si può scorgere una barra all’interno del corpo.
Le galassie NGC 6684 e NGC 6876 occupano, invece, posizioni diverse rispetto alla costellazione del Pavone e si trovano rispettivamente nella parte a nord e a sud-est.
La mitologia nella costellazione del Pavone
La leggenda che ruota intorno alla costellazione del Pavone vede come protagonisti Zeus e Io. Il re degli dèi si innamorò, infatti, di Io, una splendida e giovane sacerdotessa.
Zeus essendo a conoscenza dell’indole estremamente gelosa della propria consorte decise, allora, di trasformare la sua amante in una giovenca bianca.
Era, moglie del capo degli dèi, captò qualcosa e chiese al marito la custodia dell’animale; Zeus per non alimentare ulteriori sospetti fu costretto ad accondiscendere a tale richiesta.
Io venne così affidata ad Argo, il pastore dai cento occhi, che la legò a un ulivo al fine di non perderla mai di vista.
Il re, che desiderava ardetemente liberare la ragazza e non poteva sopportare una simile violenza, decise di chiedere aiuto a Ermes (messaggero degli dèi). Costui ricevette l’incarico di trarre in salvo la fanciulla, si travestì da pastore e andò incontro ad Argo suonando il flauto.
Quest’ultimo rimase affascinato dalla melodia e volle conoscere, nei minimi dettagli, la storia di quell’incantevole strumento musicale; cullato dalla sinfonia iniziò, altresì, a chiudere uno a uno i suoi cento occhi.
Ermes attese, così, il momento opportuno e uccise il gigante tagliandogli la testa con la spada. L’incantesimo si ruppe e la giovenca tornò a essere la bella giovane di un tempo.
Era, colpita dalla fine di Argo, volle ringraziarlo per quanto fatto e decise di rendergli omaggio immortalandolo nella costellazione del Pavone; sulla coda del volatile vennero, così, posizionati i cento occhi del pastore.