Astronomia: La Grande Macchia Rossa di Giove si fa più piccola
Abbiamo imparato a conoscere tutto di Giove: i suoi colori, la sua temperatura, le sue dimensioni e la Grande Macchia Rossa, ossia la grande tempesta anticiclonica presente a 22 gradi sotto l’equatore del pianeta che ivi farebbe la sua indisturbata presenza da ben 300 anni.
Ed ora, proprio dallo spazio, arrivano a noi immagini straordinarie che hanno ad oggetto proprio questa “Grande Macchia”: essa starebbe mutando forma, andando a restringersi ed ad assumere una forma tondeggiante.
Una scoperta straordinaria, che ci pone all’avanguardia nell’osservazione avanzata di tutti i dettagli inerenti i pianeti che fanno capo al nostro Sistema Solare.
Origini della scoperta della Grande Macchia Rossa di Giove
E’ all’astronomo Robert Hooke che possiamo attribuire l’onore ed il merito di aver avvistato, per la prima volta in assoluto, la Grande Macchia Rossa. Era il maggio del 1664, ma la scoperta non era destinata a rimanere senza seguito.
Infatti, pochi anni dopo, grazie all’intervento di Giovanni Cassini che iniziò a identificare la macchia come “permanente”, la Grande Macchia Rossa fu avvistata in tutta la sua interezza.
Fu al termine dell’ottocento che si iniziarono, mediante un’apparizione di rilievo datata 1879 ad avere i primi resoconti delle osservazioni, a dirla tutta, di scarsa qualità.
Bisognò attendere il 25 febbraio del 1979 per poter osservare in maniera dettagliata la Grande Macchia Rossa: il tutto grazie alle immagini fornite da Voyager1, la sonda catapultata a 9,2 milioni di km da Giove solo un paio di anni prima, la stessa che oggi, anziché morire, è riuscita a superare addirittura i confini del Sistema Solare.
Il cambiamento della macchia, ecco come è stata scoperta
Le cose sono cambiate parecchio nell’arco di questi 50 anni e, grazie ad un tecnologia sempre più evoluta e sorprendente, siamo oggi in grado di osservare la Macchia Rossa di Giove in tutta la sua pienezza.
Le immagini arrivano dirette sulla Terra dal telescopio spaziale Hubble.
Si tratta di immagini di straordinaria bellezza, che scandiscono in maniera incredibilmente minuziosa e precisa tutti gli elementi presenti all’interno della Grande Macchia di Giove.
Essa, stando alle immagini in questione, sembrerebbe avanzare nella sua fase di restringimento e divenire più circolare. Sempre grazie ad Hubble, si è reso addirittura possibile calcolare la velocità dei venti che sferzano sulla Macchia Rossa: essi, stando a questi dati inattesi e precisi, sembrano soffiare a 150 metri al secondo. Si tratta di dati assurdi e pur veri, dinanzi i quali gli appassionati di astronomia non possono che rimanere a bocca aperta, vogliosi di saperne di più.
Ed ecco che tutti questi elementi, emersi nel tempo, uniti tra essi compongono il ritratto preciso di uno dei pianeti più suggestivi e, per la stessa ragione, forse più osservati di tutto l’intero Sistema Solare.
Caratteristiche originarie e caratteristiche attuali
Nel corso del tempo il monitoraggio della Grande Macchia Rossa ha rivelato netti cambiamenti: quella che è emersa è una seria e sensibile riduzione del suo diametro nel corso di questi ultimi 50 anni. Sembra che addirittura esso si sia ridotto quasi di 1000 km all’anno.
A questo va ad aggiungersi un mutamento anche nella sua forma, che da ovale sembra via via divenire tondeggiante.
La dimensione misurata da nord a sud, a ben vedere, è mutata poco, mentre è diminuita notevolmente la dimensione da est a ovest. Alla fine dell’ottocento la Grande Macchia Rossa possedeva un diametro di circa 40 km e, dopo meno di 100 anni, esattamente come emerso dal passaggio nel 1979 di Voyager2, il diametro risultò ridotto a circa la metà, per poi diminuire sensibilmente tra 1995 ed il 2009.
Le cose però erano destinate a variare ancor più, tanto che, nel 2012, la Grande Macchia inizio a ridursi almeno 10 volte in più rispetto a quanto emerso dalle prime rilevazioni.
Ed eccoci oggi dinanzi dati sorprendenti, i valori più piccoli mai misurati dagli astronomi: il diametro della Grande Macchia è sceso a poco più di 15 mila km.
Ma cos’è esattamente questa Macchia Rossa?
La Grande Macchia Rossa di Giove non ha certamente bisogno di presentazioni perché, anche i profani, sapranno certamente che questo grande pianeta è costellato qua e là da macchie.
Quello che, probabilmente, a molti sarà meno noto è che queste macchie non sono certo da ricondurre o imputare ad una variazione del colore del suolo del grande pianeta in alcuni tratti, trattandosi piuttosto di vortici di pressione. Uno dei tanti fenomeni attivi dei quali Giove si fa teatro.
Il pianeta di Giove non è affatto tranquillo come potrebbe pensarsi: instabilità, vortici, fulmini, tempeste e, a completare l’animato scenario, appunto gli anticicloni, gli enormi vortici che hanno l’aspetto di grosse ed ovali macchie rosse, brune o bianche. Ma come siano gli studiosi e gli appassionati di astronomia addivenuti a questa conclusione non è un mistero: è infatti notorio che nell’emisfero nord i cicloni girano in senso antiorario, mentre le alte pressioni girano in senso orario.
Nell’emisfero sud accade esattamente il contrario quindi, poiché la Grande Macchia Rossa si trova al di sotto dell’equatore di Giove e gira in senso antiorario, deve necessariamente trattarsi di un anticiclone.
La forza con la quale i venti all’interno dell’anticiclone si muovono e la vastità degli spazi da essi investiti sono di inimmaginabili proporzioni: basti solo pensare che la Grande Macchia potrebbe contenere al suo interno, in termini di dimensioni, ben due pianeti di grandezza pari a quella della Terra.
Quello a cui stiamo assistendo è un fenomeno straordinario: mai avremmo immaginato di poter arrivare a scrutare in maniera così profonda i più piccoli ed angusti spazi dei pianeti del nostro Sistema Solare. Si tratta di immagini che faranno storia e che consentiranno ai ricercatori di comprendere come i giganti che, insieme alla Terra, costellano l’universo, cambiano nel tempo.
Ma per noi non è solo questo: si tratta piuttosto di immagini capaci di lasciarci senza parole, increduli e disarmati, e dinanzi alle quali non ci resta che ammirare questi pianeti che, ben lontani dal nostro, iniziano ad apparirci sempre più familiari.