Costellazione Unicorno, stelle principali e mitologia
La costellazione dell'Unicorno non è facilmente visibile ad occhio nudo in quanto della magnitudine apparente delle sue stelle principali. Sono poche, infatti, ad avere una magnitudine inferiore a 4,0: si tratta in particolare di Beta Monocerotis (3,76) e di Alpha Monocerotis (3,94).
Stelle principali e osservazione della costellazione Unicorno
Tutte le altre stelle che la compongono e che sono visibili a occhio nudo hanno invece una magnitudine tra 4 e 5. Oltre a questo c’è da tener presente anche la presenza, in una porzione di cielo attigua, di altre tre costellazioni particolarmente luminose, vale a dire il Cane Maggiore a sud, il Cane Minore a nordest e Orione a ovest. Tutto ciò contribuisce naturalmente a rendere ancora più difficile la sua visione senza l’ausilio di strumenti appositi.
È però altrettanto vero che la sua posizione non è difficile da individuare nel cielo invernale poiché è circondata fra tre delle stelle più luminose dell’asterismo del Triangolo d’Inverno: parliamo di Procione, Betelgeuse e Sirio. Per poterla osservare con più facilità il periodo migliore è quello compreso tra i mesi di dicembre ad aprile: trovandosi a cavallo dell’equatore celeste la costellazione dell’Unicorno è visibile da entrambi gli emisferi terrestri.
La sua osservazione risulta interessante in quanto è attraversata dalla Via Lattea. Come detto, sono poche le stelle in grado di renderla particolarmente visibile a occhio nudo; tra queste è da segnalare Alpha Monocerotis, una stella di colore arancione distante circa 144 anni luce dalla Terra; Beta Monocerotis, che è risultata essere una stella tripla ed Epsilon Monocerotis che è una stella doppia.
Mitologia dell’Unicorno
La costellazione dell’Unicorno può definirsi moderna in quanto le sue prime tracce risalgono ad un periodo compreso tra il 1500 e il 1600 d.C. Proprio per questo motivo non viene associata alla mitologia greca. La sua definizione risale al 1613 da parte dello studioso di astronomia danese Petrus Plancius, mentre la sua cartografia è da attribuire a Jakob Bartsch, il genero di Keplero, nel 1624.
Studi successivi, però, dimostrerebbero come questa costellazione comparisse già in alcuni testi risalenti agli antichi Persiani. La scelta dell’Unicorno venne effettuata con l’obiettivo di dare ulteriore importanza alla figura mitologica del cavallo dal corno unico, dotato di poteri sovrannaturali e simbolo di purezza.
L’Unicorno è citato più volte nei testi biblici e in alcuni casi la sua figura simboleggia quella di Cristo, con il corno che rappresenta la verità custodita nel Vangelo. Le origini dell’animale dal corno unico risalgono ad una regione geografica compresa tra la Cina e l’India. La sua descrizione si trova nel gran libro Li-Ki, affiancata a quelle di altre figure come il Drago, la tartaruga e la fenice. Nei testi la sua immagine è però differente da come è arrivata fino ai giorni nostri.
In origine, infatti, aveva le sembianze di un cervo di dimensioni imponenti, con il dorso colorato in cinque diversi colori, con la coda di un bovino e gli zoccoli di un cavallo e, naturalmente con un grande corno in mezzo alla fronte. È altamente probabile che l’Unicorno nacque come una mitizzazione del ben più reale, ma meno elegante, rinoceronte. Risalendo nella notte dei tempi, infine, in Francia, nel sito archeologico di Lascaux, sono state ritrovate delle incisioni risalenti al Paleolitico superiore che ritraggono un animale caratterizzato da un corno sulla testa e dal pelo sotto il muso.
Curiosità
Pur non essendo particolarmente visibile in cielo, la Costellazione dell’Unicorno assume oggi un’importante rilevanza a causa della porzione di cielo in cui è situata. Risiedendo all’interno della Via Lattea, è infatti particolarmente ricca di oggetti galattici. Tra i principali elementi di interesse ci sono gli ammassi aperti M50 e NGC2232. Si tratta di due distinti raggruppamenti caratterizzati dalla presenza ravvicinata di stelle appena nate.
Ma l’elemento che spicca per importanza in questa Costellazione è la Nebulosa Rosetta. È una nebulosa di dimensioni enormi all’interno della quale è presente un altro ammasso aperto: grazie a questa caratteristica è possibile definirla come una nebulosa a emissione. Questo significa che le stelle presenti al suo interno emettono il cosiddetto vento solare che carica gli atomi della nebulosa, facendoli reagire con l’emissione di fotoni. Come tutte le nebulose definite molecolari, anche la Nebulosa Rosetta è un ambiente all’interno del quale si formano nuove stelle.
La sua distanza dalla Terra è di circa 5200 anni luce, e la sua dimensione dovrebbe aggirarsi sulle 140mila masse solari: si tratta di una dimensione molto elevata e ciò consente anche ai normali telescopi amatoriali di poter ammirare facilmente questa nebulosa. La Nebulosa Rosetta non è però l’unica presente all’interno della Costellazione dell’Unicorno. Poco più a nord si incontra infatti la Nebulosa Corno, sovrapposta ad un ammasso aperto.
Questa è un’altra nebulosa particolarmente estesa per dimensioni, ma piuttosto debole e quindi poco visibile. Un’altra Nebulosa presente è la Nebulosa Variabile di Hubble, caratterizzata da oscillazioni di luminosità in alcuni archi temporali. Anche questa, come la Nebulosa Cono sono ambienti adatti alla formazione di nuove stelle. Un’ultima curiosità, infine, riguarda la nube Sh2-289, che si trova in una regione di spazio piuttosto periferica all’interno della Via Lattea: la sua particolare latitudine galattica è un indicatore molto significativo della forma arcuata e non allineata del braccio esterno della spirale che forma la nostra Galassia.