Costellazione Aquila, stelle principali e mitologia
La costellazione dell'Aquila si colloca a cavallo dell'equatore celeste e può essere facilmente individuata da giugno a novembre da entrambi gli emisferi grazie alla presenza di Altair, una stella molto luminosa posta al vertice meridionale del "Triangolo Estivo".
Tra le 48 costellazioni indicate dall’astronomo Tolomeo, attualmente è una delle 88 riconosciute dall’Unione Astronomica Internazionale (UAI). Attraversata dalla Via Lattea, che corre ad ovest, questa costellazione si distingue inoltre per la presenza sul fondo di nubi “oscure”, le quali impediscono alla luce delle stelle retrostanti di penetrare. Esse vanno a costituire la cosiddetta “Fenditura dell’Aquila”, formata da ingenti quantità di gas e polveri, lontane dal sistema solare tra i 650 e i 980 anni luce (200-300 parsec).
Stelle principali della costellazione Acquila
- α Aquilae, conosciuta come Altair (in arabo, “l’aquila”), dista dalla nostra galassia appena 17 anni luce. Si tratta di una stella bianca, la dodicesima più luminosa del cielo dalla magnitudine apparente di 0,77 (spettrale A7 V);
- γ Aquilae (Tarazed), una stella arancione (forse di tipo “variabile”) di magnitudine 2,72 e lontana ben 460 anni luce;
- ζ Aquilae (Deneb el Okab), una stella tripla bianca posta alla distanza di 83 anni luce e di magnitudine 2,99;
- θ Aquilae (Tseen Foo), una stella azzurra binaria spettroscopica di magnitudine 3,24 e lontana 287 anni luce.
- δ Aquilae (Denebokab), una stella gialla a 50 anni luce dalla Via Lattea e di magnitudine 3,36;
- β Aquilae (Alshain), una stella tripla giallo-arancione dalla magnitudine apparente di 3,71;
- η Aquilae, tra le stelle variabili Cefeidi più brillanti, ha una luminosità apparente che oscilla tra magnitudo 3,48 e 4,39 con un periodo di 7,177 giorni;
- 15 Aquilae, una stella doppia rilevabile con facilità anche dai telescopi più piccoli. La principale è di tipo “K” ed ha magnitudine 5,4, mentre la secondaria pari a circa 7.
Mitologia della costellazione dell’Acquila
La mitologia dell’Aquila ha radici così lontane da risalire all’Antica Grecia, dove era considerata l’uccello del tuono. Secondo la mitologia ellenica e romana essa era propriamente l’uccello di Zeus, il padre iracondo di tutti gli dei che scagliava folgori contro i propri nemici e la coinvolgeva sia nelle storie di guerra che d’amore. Una di queste narrava che un’aquila rapì il troiano Ganimede, poi diventato il coppiere degli dei.
Persino il celebre autore latino Ovidio sosteneva che lo stesso Zeus si fosse trasformato in un’aquila, mentre secondo altri scrittori fu essa ad essere incaricata da lui a realizzare l’impresa. Per Cesare Germanico l’aquila vegliava sulla freccia di Eros, che una volta scagliata fece innamorare Zeus.
Nello scritto di Igino, l’Aquila ed il Cigno sono due costellazioni unite. Innamorato della dea Nemesi, Zeus subì le sue resistenze e si trasformò in un cigno ed utilizzò la finzione di farsi cacciare da Afrodite, dopo che questa era stata trasfomata in un’aquila. Nemesi offrì allora la sua protezione al cigno, ritrovandosi così tra le braccia del dio. In seguito Zeus pose nell’etere le immagini del cigno e dell’aquila, in memoria di questo trucco a lieto fine.
Altri aspetti mitologici interessanti ruotano intorno ad Altair, la stella più luminosa in cielo dell’intera costellazione. Il nome deriva dalla locuzione araba al-nasr al-ta’ir, che può essere tradotta come “aquila che vola” oppure “rapace”. Tuttavia Tolomeo le diede il nome di “Aquila”, lo stesso dell’intera costellazione. Secondo lo studioso Paul Kunitzsch, egli non fu l’unico visto che anche Babilonesi e Sumeri chiamavano allo stesso modo Altair.
Le ali del rapace sono costituite dalle due stelle vicine, β Aquilae e γ Aquilae. I loro nomi propri sono rispettivamente Alshain e Tarazed, che costituiscono la traduzione persiana di un antico termine arabo che significa “l’equilibrio”.
Altair è posta al vertice meridionale del cosiddetto “Triangolo Estivo” di cui fanno parte anche le stelle Vega e Deneb, appartenenti nell’ordine alle costellazioni della Lira e del Cigno.
Una suggestivo mito orientale rappresenta l’Aquila e la Lira come due amanti divisi dalla Via Lattea, i quali hanno la possibilità di vedersi solo una volta all’anno, quando le gazze formano un ponte per attraversare il fiume celeste.
Tolomeo separò la porzione sud della costellazione chiamandola “Antinoo”, in onore dell’omonimo giovane greco di cui era innamorato l’imperatore Adriano. Alcune mappe la raffigurano proprio con le sembianze di un ragazzo rimasto imprigionato tra gli artigli dell’Aquila.
Curiosità sulla costellazione dell’Acquila
Negli ultimi anni, alcuni studi hanno concluso che la città de L’Aquila potrebbe essere stata edificata, per la stessa volontà del fondatore Federico II di Svevia, disponendo in maniera speculare all’omonima costellazione le chiese ed i monumenti.
Il suggestivo Triangolo Estivo formato da Altair, Vega e Daneb può essere ammirato nell’emisfero boreale dopo il crepuscolo nel periodo che va da giugno all’inizio di gennaio. Esso è molto facile da individuare, e di frequente viene utilizzato come punto di riferimento per localizzare anche le vicine costellazioni oppure altri elementi significativi del cielo, come le nebulose M27 ed M57.
Si trova nella Via Lattea boreale, dove è presente un denso ammasso di nebulose, chiamato Fenditura del Cigno, che rende impenetrabile alla luce la parte centrale. La stella più luminosa del triangolo è Vega, tra l’altro la quinta più brillante del cielo, e che si trova esattamente allo zenit nelle regioni situate nei pressi del 39° Parallelo.