Chirone: tra mitologia e astronomia, il pianeta con gli anelli come Saturno
La scoperta è del tutto recente, eppure si è già ampiamente diffusa, ed a ragion di causa.
L’autore di questa fenomenale scoperta è l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts: nel nostro universo è presente un sistema di anelli su un pianeta minore, il centauro Chirone, anche noto come 2060 Chiron.
La notizia ha lasciato a bocca aperta tutti: aumenta dunque il numero dei pianeti con sistemi ad anelli. Ad oggi abbiamo conosciuto solo 5 pianeti ad avere anelli: tra essi sono annoverabili Saturno, Giove, Urano, Nettuno e Chariklo.
Le cose sono cambiate, per la gioia di tutti: Chirone sarebbe dunque il sesto pianeta a possedere anelli planetari.
Storia e mitologia di Chirone
Scoperto nel 1977, Chirone può essere annoverato tra le più massicce comete del nostro sistema solare. La sua designazione cometaria è 95P/Chiro.
Inizialmente considerato un asteroide, e’ un cosiddetto pianeta minore che orbita tra Saturno e Urano, nonché il primo centauro della storia. Molto di questo pianeta evoca la mitologia greca
-centauro era l’essere metà uomo e metà cavallo- e trova la ragione di questa designazione, che a molti appare semplicemente un curioso vezzeggiativo, nelle sue caratteristiche ibride: Chirone si trova infatti a metà strada fra un asteroide ed una cometa.
Anche il suo nome viene associato alla mitologia greca: Chirone ero figlio di Filira -nata dall’unione etra Oceano ed il Titano Crono- nonché padre di Ociroe.
Sempre nella mitologia, era considerato il più saggio e benevolo tra tutti i centauri soprattutto in campo medico con un ampio proselito di allievi tra i quali Aiace, Achille.
Chirone è il secondo pianeta minore ad avere anelli planetari, che ricordano in pieno gli anelli di Saturno: è questa la caratteristica che maggiormente entusiasma e colpisce.
Oggi, gli scienziati ritengono che nel sistema solare esistano più di 44.000 centauri, concentrati principalmente tra le orbite di Giove e Plutone, che sono, per la maggior parte, “dormienti”. Chirone ha invece lasciato intravedere in diverse occasioni il suo lato più appariscente: è questo episodio a farne uno dei pianeti più suggestivi, anche a causa delle sue variazioni di luminosità che sono tipiche dell’attività cometaria.
A meno di un anno dalla scoperta di un altro nuovo pianeta con sistema ad anelli, Chariklo, la notizia ci appare ancora più suggestiva: l’universo sembra celare per noi infiniti segreti che con l’aiuto della tecnologia siamo però -e sempre con maggiore precisione- in grado di scoprire e far nostri.
Come ha avuto luogo la scoperta
Scoprire un sistema di anelli planetari attorno a Chirone non è stato del tutto semplice. Ma si sa, agli astronauti nulla è impossibile, neppure toccare la Luna.
La scoperta è stata nello specifico resa possibile grazie all’osservazione del transito dell’asteroide davanti a una stella luminosa da parte degli scienziati del Mit. E’ proprio osservando l’ombra che si è venuta a produrre, che i ricercatori hanno scoperto, attorno ad esso, la presenza di un misterioso velo di polveri.
Secondo le ipotesi avanzate dei ricercatori, questa nebbia sarebbe dovuta alla presenza di due anelli di polveri spessi ben 3 e 7 chilometri, distanti addirittura 300 chilometri dal centro dell’asteroide. L’ipotesi che si tratti di semplice nebbia che avvolge come un guscio l’intero mini-pianeta è stata scartata, anche perché tale teoria degli anelli darebbe risposta anche ad alcune osservazioni spettroscopiche sulla composizione dell’asteroide.
Ad ogni modo si attendono comunque, a breve, ulteriori conferme, atteso che molti hanno preferito controllare l’entusiasmo ed assumere un atteggiamento più prudente.
Nonostante esso sia classificato come il più piccolo corpo celeste tra i centauri, ed a dispetto della scoperta, non molto datata, Chirone è destinato ad essere in questi giorni il più grande protagonista della storia dello spazio.
Le controversie nascenti
In effetti è proprio così: gli studi aventi ad oggetto l’anello attorno al centauro Chirone non hanno condotto a conclusioni univoche e concordanti.
Non sono stati pochi coloro che hanno ritenuto che le strutture simmetriche attorno alle orbite di Chirone siano getti derivanti dall’attività cometaria, piuttosto che anelli.
Questa tesi è stata immediatamente confutata da un gruppo di scienziati spagnoli che ha voluto enunciare le proprie tesi su Astronomy&Astrophysics.
I ricercatori del MIT, al contrario, mantengono una posizione più prudente ritenendo che sia prematuro determinare quale delle tre interpretazioni possibili di recente formulate dai più – getti, guscio o anello – sia quella aderente al vero.
“Se vogliamo rafforzare l’idea degli anelli intorno a Chirone, avremo bisogno di osservazioni da parte di più osservatori, distribuiti su qualche centinaio di chilometri, in modo da poter mappare la geometria dell’anello”, dice Ruprecht.
Tuttavia, anche gli scienziati appartenenti al gruppo del MIT lasciano emergere qualche realistica possibilità di esistenza di tali anelli planetari, partendo dal presupposto che una cosa del tutto analoga sia accaduta di recente con il sistema di anelli di Chariklo, il primo asteroide con gli anelli del gruppo dei Centauri.
“Prima di trovare gli anelli attorno a Chariklo, si credeva che questi corpi più piccoli non avessero sistemi di anelli. Se Chirone veramente li possiede, si dimostrerà che è un fenomeno più comune di quanto si pensasse in precedenza”, conclude Amanda Bosha, docente del Mit e tra gli autori dello studio.
I primi studi condotti dal Mit
Gli studi intorno a Chirone non sono così recenti come si potrebbe pensare: essi risalgono già ai primi anni ’90: è proprio in questi anni che, anche se in maniera non del tutto precisa, sono state osservate le prime strutture simmetriche, nelle fasi iniziali e finali di un’occultazione.
Nel 2010 il team del MIT ha pensato bene di individuare il momento esatto in cui il centauro sarebbe passato attraverso il campo di vista di una stella sufficientemente brillante. E’ in questo modo che ha avuto inizio il tracciamento delle orbite di Chirone e delle stelle vicine, e questo allo scopo di individuare le occultazioni stellari.
La prima occultazione di questo genere si sarebbe verificata il 29 novembre 2011. Si è trattato di un occultamento misurato che gli astronomi del Mit non esitarono a ritenere dovuta ad una circostanza del tutto casuale. Con il senno di poi essi ebbero a ricredersi.
La descritta scoperta ha del rivoluzionario: si tratta di un episodio del tutto clamoroso, che è destinato ad avere significative conseguenze in capo alle nostre teorie sull’evoluzione del nostro Sistema Solare.
Non ci resta che attendere ulteriori conferme, prima di poter gridare a gran voce ed esultare, perché una scoperta del genere cambierà completamente il nostro modo di pensare all’universo che ci circonda.