Precessione degli equinozi: cos’è, durata ed effetti
Dal momento in cui l’essere umano ha iniziato a rivolgere lo sguardo verso l’infinito, non ha mai smesso di interrogarsi sui suoi infiniti misteri. Dalle prime intuizioni sui meccanismi che regolano l’universo, spesso sorprendentemente accurate, fino alla formulazione di teorie complesse grazie agli avanzamenti scientifici che hanno accompagnato l’umanità nel suo percorso: la progressiva conoscenza dei segreti della volta celeste continua ad accumularsi.
Gli astronomi riescono infatti a formulare paradigmi sempre più precisi, sfruttando i mezzi a disposizione, arrivando talvolta a scoprire quanto in antichità i nostri predecessori già si erano avvicinati a modelli verificati. Tra i processi che stupiscono per il fatto di essere stati descritti in modo accurato più di duemila anni fa spicca la precessione degli equinozi. Con questo termine si indica un fenomeno della fisica che si verifica a causa della forma non perfettamente sferica del nostro pianeta.
Questa peculiarità, che differisce rispetto alla rappresentazione diffusa nell’immaginario collettivo, determina delle conseguenze sulla data dell’equinozio di primavera e autunno. All’interno di questo articolo avrai modo di scoprire quali sono gli effetti provocati dalla cosiddetta precessione degli equinozi, un fenomeno tutto da esplorare.
Chi ha scoperto la precessione degli equinozi?
Nel raccontare il percorso che ha portato a definire la precessione degli equinozi non si può non rimanere affascinati da una certa continuità, anche a distanza di millenni, e soprattutto dal rispetto nutrito dagli scienziati nei confronti del lavoro dei loro predecessori.
All’epoca dell’antica Babilonia e dei faraoni d’Egitto già si registravano le prime scoperte in campo astronomico, grazie alla creazione delle mappe delle costellazioni. Tuttavia sarà la civiltà ellenica a fornire il contributo più rilevante per la scoperta della precessione degli equinozi.
La comunità scientifica concorda nell’attribuire a Ipparco di Nicea, vissuto tra il 190 e il 120 a.C., l’elaborazione della teoria che avrebbe portato più di quindici secoli dopo a confermare il fenomeno. Oltre a essere stato il primo a compilare una tavola trigonometrica, lo studioso greco è l’autore di modelli utili per comprendere il moto del Sole e della Luna, sviluppando quanto intuito dai Caldei.
Stimata con esattezza la distanza tra il nostro pianeta e il satellite lunare, si concentrò sull’ideazione di un catalogo stellare dopo aver intuito il movimento di questi elementi, in precedenza ritenuti fissi.
Esaminando con cura quanto scritto poco più di cent’anni prima da altri due scienziati dell’antica Grecia, Ipparco notò una discrepanza della posizione degli astri nei cataloghi stellari.
Fu proprio in quel momento che Ipparco riuscì a scoprire il fenomeno della precessione, mettendo a confronto le sue misurazioni con quelle registrate in precedenza e riscontrando che tra gli elementi esistevano delle differenze di circa un paio di gradi di longitudine, mentre la latitudine celeste non presentava variazioni. Ecco come il luminare ellenico giunse alla pubblicazione della teoria, corredata delle prove scientifiche che ne avevano consentito la formulazione, di cui oggi non rimane traccia se non alcuni passaggi citati da Tolomeo.
In cosa consiste la precessione degli equinozi?
Che cosa potrai esplorare più nel dettaglio nei paragrafi seguenti? Cercando di semplificare un fenomeno complesso, che rende ancor più straordinario l’operato di Ipparco, si potrebbe riassumere come l’effetto del movimento oscillatorio dell’asse terrestre attorno all’asse dell’eclittica.
Proprio come se fosse una trottola che gira, il nostro pianeta ruota con un asse inclinato di poco più di 23° rispetto alla verticale, determinando così un moto a cono sul piano di orbita attorno al Sole. Nella definizione del fenomeno si inserì anche Sir Isaac Newton.
Una volta completati gli studi rivoluzionari sulla forza di gravità, si concentrò sul fenomeno della precessione, arrivando a sostenere che potesse ritenersi valido solo qualora la terra presentasse un rigonfiamento in corrispondenza dell’equatore. Tale imprecisione nella forma sferica non era ancora stata rilevata all’epoca: solo secoli dopo, infatti, si arrivò a scoprire che il diametro dei poli è all’incirca 45 chilometri più corto di quello misurato all’equatore.
Precessione degli equinozi: che cos’è e come funziona
La Terra gira cambiando in modo costante il proprio asse di rotazione, completando non solo il moto di rivoluzione diurno su se stessa, ma anche quello annuale attorno al Sole.
A influire direttamente su questo processo sono le forze gravitazionali esercitate in maniera combinata da corpi celesti quali Sole e Luna. Se il nostro pianeta fosse come proprio come lo immaginiamo, ovvero una sfera dal diametro regolare, l’asse di rotazione non subirebbe alcun tipo di deviazione nel suo allineamento con la verticale.
Tuttavia, è proprio l’attrazione gravitazionale dei due astri celesti a provocare non solo lo schiacciamento ai poli e il rigonfiamento equatoriale, bensì anche il movimento dell’asse di rotazione che oscilla su di sé, quasi a formare un cono ideale proiettato nello spazio.
L’inclinazione dell’asse terrestre, responsabile peraltro delle stagioni invertite tra emisfero boreale e australe, e la conseguente rotazione “a trottola” provoca un effetto dal punto di vista pratico. Il momento in cui nell’emisfero boreale, quello in cui si trova l’Italia, si registra la notte più lunga cambia leggermente ogni anno, determinando appunto la precessione degli equinozi.
Qual è la durata di questo movimento?
La precessione degli equinozi corrisponde al lentissimo movimento dell’asse terrestre, che come abbiamo compreso è inclinato, attorno all’asse dell’eclittica con il moto a cono dovuto al rigonfiamento dell’Equatore.
Per questo motivo le date degli equinozi di autunno di primavera si spostano in avanti con una misura annua di circa 50 secondi, rispetto ai 45 secondi ipotizzati da Ipparco. Nel suo complesso il moto di precessione viene completato dall’asse terreste in un periodo di poco meno di 25.800 anni.
Precessione degli equinozi: effetti e conseguenze
Oltre allo spostamento dei Poli celesti e degli equinozi, uno dei più importanti, se non il principale, effetto prodotto dal fenomeno della precessione riguarda il cambiamento di posizione delle stelle rispetto a quella del Nord celeste.
Se prima della nascita di Ipparco la stella più vicina era Thuban mentre oggi è Polaris, comunemente nota come Stella Polare.
La precessione degli equinozi determinerà in futuro un allontanamento progressivo da Polaris, che verrà sostituita in termini di vicinanza tra più di diecimila anni con Vega, appartenente alla costellazione della Lira. Nel momento in cui variano le coordinate di un dato corpo celeste, come del resto riscontrato già da Ipparco, si verificano delle alterazioni anche per quanto riguarda le costellazioni corrispondenti ai segni zodiacali.
Nell’ambito dell’astrologia geografica, grande passione del luminare greco, è importante notare che la precessione degli equinozi ha determinato uno spostamento di circa una trentina di gradi rispetto alla data d’inizio del periodo di un segno e l’effettiva entrata del Sole nella medesima costellazione, provocando un ritardo di un mese. Ciò significa che quando si festeggiano le persone nate sotto il segno del Capricorno, il Sole è in realtà nella costellazione del Sagittario.