antico osservatorio astronomico<\/strong> con un significato particolare per la determinazione del solstizio e dell’equinozio, anche se lo scopo del suo utilizzo risulta ancora dibattuto.<\/p>\nI popoli delle prime civilt\u00e0 antiche, in particolare quella dei sumeri nel II millennio a.C., si preoccuparono di perfezionare il sistema delle costellazioni, oltre a creare i primi calendari che registravano i vari fenomeni atmosferici in modo da scandire il ciclo delle stagioni. Dimostrarono buone conoscenze astronomiche anche gli egizi ed i fenici, che gi\u00e0 si riferivano all’Orsa Minore<\/strong> come mezzo di orientamento nella navigazione ed alla stella polare per l’indicazione del Nord. I greci oltre ad aggiungere diverse costellazioni a quelle gi\u00e0 esistenti, assegnarono i nomi delle loro divinit\u00e0 ad alcune stelle particolari, che sembravano muoversi rispetto ad altre fisse, salvo poi scoprire che si trattava dei pianeti del sistema solare. Nel Medioevo le osservazioni si ridussero drasticamente perch\u00e8 si accettava l’idea della cosmologia aristotelico-tolemaica<\/strong> che voleva la Terra al centro dell’universo ed i restanti corpi celesti ruotanti attorno ad essa. Tuttavia le idee degli astronomi Brahe e Galilei confutarono questa teoria con l’affermazione del sistema eliocentrico che vedeva il sole al centro del sistema solare e dell’universo ed i pianeti che giravano intorno. Qualche tempo dopo Giordano Bruno ipotizz\u00f2 che le stelle erano come altri soli e che probabilmente attorno ad esse potessero orbitare nuovi pianeti forse simili alla Terra.<\/p>\nGli studi proseguirono negli anni e verso la fine del Settecento l’astronomo William Herschel, scopritore dei sistemi stellari, tent\u00f2 di misurare la distribuzione delle stelle nello spazio, eseguendo delle misurazioni in centinaia di direzioni diverse e contando le stelle contenute nella porzione di ciascun campo visivo. Nell’Ottocento gli studi si concentrarono sulla conoscenza della distanza tra le stelle e sulla determinazione della loro massa a partire dai loro parametri orbitali. Nel Novecento un valido aiuto per lo studio delle stelle fu l’avvento della fotografia,<\/strong> grazie ad essa fu possibile analizzare la magnitudine stellare partendo dal colore di una stella e dunque dalla sua temperatura effettiva.<\/p>\nRecentemente l’evoluzione tecnologica ha consentito agli studiosi di osservare stelle poste in altre galassie, distanti anche cento milioni di anni luce<\/strong> dal nostro pianeta. Negli anni novanta, inoltre, sono stati scoperti nelle vicinanze di un numero cospicuo di stelle numerosi pianeti extrasolari che al momento risultano essere pi\u00f9 di ottocento. Come si \u00e8 gi\u00e0 detto, i primi a dare un nome alle stelle furono gli arabi e poi i greci ed i latini. Tuttavia nel Seicento si inizi\u00f2 a dare alle stelle i nomi a seconda delle costellazioni a cui appartenevano. Il primo tentativo venne dall’astronomo tedesco Johann Bayer che si serv\u00ec delle lettere dell’alfabeto greco, associando alla stella luminosa la prima lettera e cos\u00ec a seguire, ma presto si rese conto che l’alfabeto greco era troppo limitato per ricoprire il numero di tutte le costellazioni; pens\u00f2 quindi di ricorrere alle lettere minuscole dell’alfabeto latino una volta terminate quelle greche. Fu il turno dell’astronomo inglese John Flamsteed che invent\u00f2 un sistema di nomenclatura basato sull’utilizzo di numeri, il primo numero per\u00f2 non veniva assegnato all’astro pi\u00f9 luminoso bens\u00ec a quello con un’ascensione retta,<\/strong> ossia una longitudine, pi\u00f9 bassa. A seguito della scoperta di un numero di stelle sempre pi\u00f9 crescente, si decise di adottare una nomenclatura che utilizzasse le lettere maiuscole dell’alfabeto latino seguite dal genitivo della costellazione di appartenenza. L’alfabeto seguiva l’ordine contrario a quello usuale ed una volta che le lettere venivano esaurite si ripartiva da capo raddoppiando i grafemi. La creazione di altri sistemi di nomenclatura ha dato origine alla redazione di nuovi cataloghi stellari; tuttavia oggi il solo ente abilitato a dare un nome alle stelle \u00e8 l’Unione Astronomica Internazionale.<\/strong><\/p>\nLa temperatura delle stelle e la loro classificazione<\/h2>\n Le stelle vengono classificate in base a quella che in astrofisica viene denominata temperatura superficiale,<\/strong> risultato della loro emissione luminosa. La temperatura degli astri prevede una divisione in classi<\/strong> a ciascuna delle quali \u00e8 assegnata una lettera maiuscola, le lettere associate alla temperatura seguono un ordine decrescente, nello specifico: O, B, A, G, K, M.<\/strong> Quelle appartenenti alla classe (O)<\/strong> sono le pi\u00f9 luminose, visibili da molto lontano ma risultano anche essere le meno numerose; quelle di tipo (M)<\/strong> rosse e non molto grandi sono invece le pi\u00f9 comuni. Vi sono anche altre classificazioni spettrali, quelle pi\u00f9 diffuse utilizzate per indicare le nane rosse<\/strong> meno massicce e scure identificate dalla lettera (L)<\/strong> e le nane brune (T);<\/strong> o ancora le stelle al carbonio con le lettere (C, R, N)<\/strong> o quelle pi\u00f9 evolute di Wolf-Rayet (W).<\/strong><\/p>\nLe seguenti tipologie spettrali sono ulteriormente suddivise in dieci sottoclassi comprese tra 0 (stella pi\u00f9 calda) e 9 (stella meno calda) che affiancano le lettere dell’alfabeto. Questo sistema si basa ovviamente sulla temperatura superficiale di ogni astro ed \u00e8 conosciuto come classificazione spettrale di Morgan-Keenan-Kellman.<\/strong><\/p>\nLe stelle nel corso della loro vita sono soggette a cambiamenti che riguardano la loro luminosit\u00e0, il raggio e la temperatura. Ma il ciclo di vita di un astro e la sua evoluzione varia dai milioni ai miliardi di anni ed \u00e8 impossibile per l’uomo seguirne l’intero ciclo vitale. Per questo motivo gli studi si concentrano su popolazioni stellari che comprendono stelle in distinte fasi della loro vita e si costruiscono dei modelli fisico-matematici che riproducono i diversi stadi vitali e le propriet\u00e0 di ciascuna stella. Paradossalmente quanto pi\u00f9 una stella risulta avere una massa notevole tanto meno durer\u00e0 la sua esistenza.<\/p>\n
Vita delle stelle, i moti spaziali e la magnitudine<\/h2>\n Anche se vivono a lungo le stelle non sono eterne. Nel processo di “invecchiamento” il nucleo non riesce a tollerare pi\u00f9 la sua stessa massa e di conseguenza va incontro ad un collasso, mentre la stella comincia a perdere gli strati pi\u00f9 esterni che vengono espulsi in maniera pi\u00f9 o meno violenta. L’onda d’urto che ne deriva comporta l’esplosione della stella che, nel caso di quelle con masse notevoli, viene indicata col termine di supernova. L’et\u00e0 di una stella,<\/strong> come accennato prima, varia tra uno e dieci miliardi di anni<\/strong> ed \u00e8 strettamente legata alla massa che l’astro possiede al momento della sua formazione. Il nucleo, infatti, nelle stelle con una massa notevole, fonde l’idrogeno a temperature molto elevate producendo una quantit\u00e0 di energia superiore rispetto alle stelle meno massicce che, a differenza di quelle con massa superiore (ciclo di vita di circa un milione di anni), riescono ad avere un’esistenza compresa tra le decine e le centinaia di miliardi di anni.<\/p>\nMolto utili per determinare l’et\u00e0 delle stelle oltre all’origine e l’evoluzione di un’intera galassia sono i moti spaziali.<\/strong> I componenti del moto sono la velocit\u00e0 radiale ed il moto proprio. Con il primo termine si fa riferimento alla velocit\u00e0 dell’astro che pu\u00f2 essere in avvicinamento o allontanamento dal sole e si basa sullo spostamento delle linee spettrali misurate in km\/s; mentre il moto proprio \u00e8 determinato con particolari misure astrometriche e pu\u00f2 rappresentare l’unit\u00e0 di misura della velocit\u00e0 una volta conosciuta la misura delle parallasse,<\/strong> ossia quel fenomeno per cui un oggetto che si osserva sembra spostarsi se si cambia il punto d’osservazione.<\/p>\nQuando si parla di brillantezza di una stella si deve tenere presente la luminosit\u00e0 solare, ossia l’unit\u00e0 di misura utilizzata per esprimere le luminosit\u00e0 delle stelle o oggetti solari pi\u00f9 grandi come le galassie. La quantit\u00e0 di luce emessa da un astro viene misurata tramite la magnitudine<\/strong> che pu\u00f2 essere apparente o assoluta.<\/strong> Quella apparente tiene conto della luminosit\u00e0 percepita dall’osservatore, a sua volta correlata alla distanza della stella dalla Terra e dai disturbi della visibilit\u00e0 provocati dall’atmosfera terrestre; mentre quella assoluta si riferisce alla luminosit\u00e0 intrinseca dell’oggetto, senza tener conto delle condizioni in cui si trova l’osservatore.<\/p>\nLe stelle sono un regalo del cielo e guardarle rimane sempre affascinante. Aiuta a isolarsi dal mondo esterno, stimola la riflessione, offre una sensazione di pace mentre si \u00e8 intenti ad osservarle e capirne i misteri che forse ci nasconderanno ancora a lungo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
La stella pi\u00f9 vicina alla Terra \u00e8 il Sole, fondamentale per la vita sul nostro pianeta, un astro immenso anche se, paragonato alla grandezza di altre stelle, pu\u00f2 considerarsi di medie dimensioni. Il Sole \u00e8 la stella relativamente pi\u00f9 vicina alla Terra, dista appena 150 milioni di chilometri e la luce che emana \u00e8 tale […]<\/p>\n","protected":false},"author":33,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"inline_featured_image":false,"footnotes":""},"categories":[184],"tags":[],"class_list":["post-8420","post","type-post","status-publish","format-standard","hentry","category-astronomia"],"acf":[],"yoast_head":"\n
Le stelle: storia, nascita, formazione e molto altro - Online Star Register<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n