Purtroppo, tutte le supernovae galattiche di cui si possiedono documentazioni storiche, si resero visibili prima dell’invenzione del telescopio. Anticamente, poco o nulla si sapeva di queste stelle “nuove”, come allora venivano chiamate, che di tanto in tanto comparivano nei cieli. In quel periodo, tra l’altro, era diffusa la concezione aristotelica dell’immutabilit\u00e0 dei cieli e le nuove stelle che apparivano nella volta celeste, venivano descritti come fenomeni connessi all’atmosfera terrestre.<\/p>\n
Solo in estremo Oriente, ed in particolare in Cina, Corea e Giappone, la comparsa di queste nuove stelle indusse gli astrologi di quelle corti a registrarne l’apparizione nei loro annali, documenti che per\u00f2 restarono del tutto sconosciuti in Occidente. Tuttavia, dopo l’ultima apparizione di una supernova in Oriente, nel 1181, passarono ben quattro secoli perch\u00e8 un fenomeno del genere potesse verificarsi in Europa. In quel tempo, la situazione culturale nel vecchio continente stava cambiando: gli astronomi orientali rimanevano sempre degli abili osservatori, ma la rinascita intellettuale in Occidente cominci\u00f2 ad avere il sopravvento, soprattutto dopo le scoperte di Copernico e la pubblicazione del suo innovativo libro.<\/p>\n
La luce della supernova raggiunse il nostro pianeta quando un certo Tycho Brahe<\/strong> cominci\u00f2 ad osservarle con scrupolo, diventando il pi\u00f9 grande astronomo all’epoca di Tolomeo.<\/p>\n Tycho nacque nel 1546, in quella parte di Svezia che all’epoca era parte del regno di Danimarca. Membro di una famiglia aristrocratica, venne dai genitori indirizzato verso lo studio del diritto, pur manifestando fin da subito il suo interesse per le scienze, passione indotta dallo zio chimico. A solo quattordici anni, l’osservazione di un’eclissi solare fece nascere in lui l’interesse per l’astronomia, che si rafforz\u00f2 quando ventiseienne assistette alla ricomparsa di una supernova.<\/p>\n La sera dell’11 novembre 1572,<\/strong> mentre usciva dal laboratorio dello zio chimico, Tycho not\u00f2 una stella luminosissima che non aveva mai visto prima, non lontana dalla Gamma Cassiopeiae,<\/strong> la stella centrale della famosa costellazione dalla forma a W. In pieno autunno Cassiopea appariva altissima sull’orizzonte e questo nuovo oggetto stellare non poteva passare di certo inosservato all’astronomo danese, che conosceva bene la volta celeste. Incuriosito dal nuovo astro, Tycho interpell\u00f2 subito passanti e conoscenti chiedendo se quella stella fosse stata visibile anche nelle sere precedenti, ma non ricevette alcuna risposta soddisfacente. Tutti erano in grado di vederla in quel preciso momento, ma nessuno sapeva dire da quanto tempo quella stella si trovasse l\u00ec.<\/p>\n In altre terre lontane, il tedesco Schurler e l’italiano Mauricolo, entrambi astronomi avevano notato quella stella gi\u00e0 da qualche giorno. La nuova stella di Cassiopea splendeva almeno da una settimana prima dell’osservazione di Tycho e purtroppo per lui egli non seppe mai di queste precedenti osservazioni.<\/p>\n In ogni caso l’astronomo danese decise di seguire costantemente la stella notte dopo notte, con l’ausilio di un’ottima strumentazione in suo possesso. Anche se il telescopio<\/strong> non era stato ancora inventato, Tycho aveva costruito un ottimo sestante<\/strong> che impieg\u00f2 da subito per delineare la posizione della nuova stella. Di quest’ultima riusc\u00ec a misurare la distanza angolare dalle altre stelle della costellazione, considerando tra l’altro anche la rifrazione della luce da parte dell’atmosfera, un complesso lavoro di astrometria<\/strong> per quei tempi, forse il primo nella storia.<\/p>\n Tycho sosteneva la teoria aristotelica,<\/strong> credeva che le stelle fossero buchi orbitanti attorno alla terra; ad ogni modo le sue osservazioni sulla costellazione di Cassiopea costituirono il punto di partenza per l’astronomia moderna.<\/p>\n Essendo Cassiopea una costellazione circumpolare, la nuova stella rimaneva sempre visibile, anche durante tutta la notte, ruotando attorno al Polo Nord celeste in prossimit\u00e0 della stella polare; questa particolarit\u00e0 consent\u00ec a Tycho di individuare la stella anche durante il giorno con la luce del Sole, proprio per la sua intensa luminosit\u00e0. Dopo le settimane seguenti alla scoperta, la nuova stella inizi\u00f2 a calare vistosamente di luminosit\u00e0, divenendo sempre meno appariscente. Nel dicembre 1572 la sua luce era pari a quella di Giove, per diventare qualche tempo dopo appena visibile ad occhio nudo, scomparendo in seguito del tutto. Tycho pot\u00e8 quindi osservarla per un totale di 485 giorni,<\/strong> un periodo considerevole da far invidia anche ai pi\u00f9 attenti osservatori moderni di stelle variabili.<\/p>\n Si poneva dunque il problema della definizione di questa nuova stella che tanto stupore aveva destato tra gli astronomi dell’epoca e Tycho in particolare. Si trattava forse di un fenomeno atmosferico<\/strong> secondo la concezione aristotelica? Ma lo stesso astronomo danese credeva poco alla favola che un fenomeno atmosferico potesse durare cos\u00ec a lungo con un oggetto che restava fisso sempre nella stessa posizione.<\/p>\n Dalle sue osservazioni risultava che la stella luminosa non aveva mostrato il bench\u00e8 minimo spostamento rispetto alle altre stelle di fondo; osservandone la posizione da luoghi diversi, Tycho tent\u00f2 di misurarne un eventuale spostamento rispetto alle altre stelle della costellazione, da lui ritenute ben pi\u00f9 distanti. Con il metodo delle parallasse<\/strong> voleva determinare la distanza tra di esse e fin dai tempi di Ipparco<\/strong> si sapeva che la distanza della Luna equivaleva a circa trenta volte il diametro della Terra, valore non lontano dalla realt\u00e0; quindi, qualsiasi corpo celeste che avesse mostrato una parallasse inferiore a quella della Luna doveva per forza di cose essere pi\u00f9 distante di essa: in altre parole, doveva far parte della sfera celeste.<\/p>\n Comunque, nonostante tutti gli sforzi ed i tentativi, Tycho non fu in grado di misurare alcun minimo spostamento della nuova stella di Cassiopea. Decise tuttavia di scrivere un libro sull’argomento dal titolo “De nova stella”,<\/strong> dove riport\u00f2 il declino luminoso dell’astro e spieg\u00f2 come la sua parallasse denotava l’appartenenza della stella ad una lontana sfera celeste.<\/p>\n Analizzando e studiando anche altre comete, Tycho dimostr\u00f2 che queste non erano vapori incendiati nell’atmosfera, come si credeva, ma oggetti molto pi\u00f9 lontani anche dalla stessa Luna. Ad ogni modo, il termine “nova” da lui inventato divenne di uso comune per designare tutte le stelle nuove che da l\u00ec in poi sarebbero apparse nei cieli. Per lo meno fino agli anni ’30<\/strong> del Novecento, quando dopo l’apparizione della nuova stella dalla eccezionale luminosit\u00e0 apparsa nella galassia di Andromeda<\/strong> nel 1885, e di altre di uguale portata che gli astronomi W. Baade <\/strong>e F. Zwicky<\/strong> designarono con il termine di supernovae.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Purtroppo, tutte le supernovae galattiche di cui si possiedono documentazioni storiche, si resero visibili prima dell’invenzione del telescopio. Anticamente, poco o nulla si sapeva di queste stelle “nuove”, come allora venivano chiamate, che di tanto in tanto comparivano nei cieli. In quel periodo, tra l’altro, era diffusa la concezione aristotelica dell’immutabilit\u00e0 dei cieli e le […]<\/p>\n","protected":false},"author":33,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"inline_featured_image":false,"footnotes":""},"categories":[184],"tags":[],"class_list":["post-8273","post","type-post","status-publish","format-standard","hentry","category-astronomia"],"acf":[],"yoast_head":"\nGli studi di Tycho sulla nuova stella<\/h2>\n