{"id":8156,"date":"2015-10-08T17:56:28","date_gmt":"2015-10-08T15:56:28","guid":{"rendered":"https:\/\/osr.org\/it\/?p=8156"},"modified":"2024-08-05T12:18:11","modified_gmt":"2024-08-05T10:18:11","slug":"stelle-gemelle-nuovo-regalo-dal-cielo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/osr.org\/it\/blog\/astronomia\/stelle-gemelle-nuovo-regalo-dal-cielo\/","title":{"rendered":"Stelle gemelle: un nuovo regalo dal cielo"},"content":{"rendered":"

Questa tecnica potrebbe rappresentare una sorta di valore aggiunto per la missione del satellite Gaia,<\/strong> che nel corso di cinque anni realizzer\u00e0 una mappa tridimensionale del cielo, e allo stesso tempo potrebbe fornire preziosi indizi su quei processi astrofisici fondamentali che avvengono nelle regioni pi\u00f9 distanti della nostra galassia. I risultati sono stati pubblicati sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.<\/strong><\/p>\n

Il modello delle parallasse ed i suoi limiti<\/h2>\n

“La determinazione delle distanze \u00e8 un problema fondamentale in astronomia” ha commentato Paula Jofre Pfeil<\/strong> dell’Istituto di Astronomia<\/strong> di Cambridge ed una delle principali autrici dello studio. “\u00c8 impossibile conoscere la dimensione della galassia o capire come sia evoluta nel corso del tempo se non sappiamo a quale distanza si trova una stella o un gruppo di stelle. Perci\u00f2, ogni volta che eseguiamo una misura accurata, facciamo un passo in avanti nella scala cosmica delle distanze”, ha continuato.<\/p>\n

Il modo migliore per misurare la distanza tra le stelle \u00e8 quello rappresentato dal metodo delle parallasse.<\/strong> Questa tecnica consiste nello spostamento apparente di un oggetto quando viene osservato da due linee di vista:<\/strong> ad esempio, se tendiamo la nostra mano in avanti e la guardiamo chiudendo prima l’occhio sinistro e poi l’occhio destro, noteremo che la mano apparir\u00e0 muoversi rispetto allo sfondo. Lo stesso effetto pu\u00f2 essere utilizzato calcolando la distanza delle stelle, misurando quindi il moto apparente di una stella vicina rispetto alle stelle pi\u00f9 distanti.<\/p>\n

Misurando l’angolo sotteso da due osservazioni (parallasse), gli astronomi possono determinare la distanza di una particolare stella. Tuttavia, questo metodo pu\u00f2 essere applicato solo nei casi di stelle relativamente vicine, dato che per distanze che superano i 1600 anni luce,<\/strong> gli angoli sottesi diventano troppo piccoli per essere misurati persino dal satellite Hipparcos,<\/strong> precursore di Gaia. Di conseguenza, su circa 100 miliardi di stelle che popolano la galassia della Via Lattea,<\/strong> oggi abbiamo misure accurate per un campione di 100.000 stelle.<\/p>\n

Gaia<\/strong> sar\u00e0 in grado di misurare le parallasse con una precisione maggiore rispetto al lavoro fatto in precedenza, anche per stelle che si trovano fino a 30.000 anni luce.<\/strong> Gli scienziati avranno presto misure molto precise per le distanze stellari, per circa un miliardo di stelle che sta mappando il satellite Gaia, ma ovviamente si tratta ancora dell’1%<\/strong> di stelle presenti nella nostra galassia.<\/p>\n

Il ricorso al metodo dei “doppioni” per le distanze tra stelle lontane<\/h2>\n

Per le stelle pi\u00f9 distanti, gli astronomi dovranno utilizzare ancora quei modelli basati sulle propriet\u00e0 fisiche<\/strong> delle stelle, vale a dire la temperatura,<\/strong> la composizione chimica<\/strong> e la gravit\u00e0 superficiale,<\/strong> utilizzando l’informazione dallo spettro risultante, assieme ad un modello evolutivo per stimarne la luminosit\u00e0 intrinseca e per determinare la distanza. Tuttavia, questi modelli possono avere un’imprecisione dell’ordine del 30%.<\/strong> “Utilizzare un modello significa anche utilizzare un numero di assunzioni semplificate, come ad esempio assumere il fatto che le stelle non ruotino, il che non \u00e8 vero” ha detto Thomas Madler<\/strong> dell’Universit\u00e0 di Cambridge e co-autore dello studio. “Perci\u00f2 le distanze stellari ottenute attraverso questi modelli indiretti dovrebbero essere considerate cum grano salis” ha sentenziato.<\/p>\n

I ricercatori hanno sviluppato un modello per determinare le distanze tra le stelle che si basa sulla ricerca di “doppioni”:<\/strong> stiamo parlando di due stelle con spettri identici. Utilizzando un insieme di 600 stelle per le quali sono disponibili spettri ad alta risoluzione, gli astronomi hanno trovato 175 coppie.<\/strong> Per ciascuna coppia \u00e8 nota la parallasse di una delle due stelle. Gli astronomi hanno scoperto che la differenza relativa alle distanze delle coppie stellari \u00e8 direttamente correlata alla differenza della loro luminosit\u00e0 apparente, il che significa che le distanze possono calcolarsi in maniera accurata senza ricorrere all’utilizzo di modelli.<\/p>\n

Il loro metodo, per\u00f2, d\u00e0 una differenza dell’8% rispetto alle misure note delle parallasse e l’accuratezza non diminuisce quando si tratta di considerare misure per oggetti pi\u00f9 distanti. “Si tratta di un’idea abbastanza semplice, cos\u00ec semplice che risulta difficile che nessuno ci abbia mai pensato prima”, ha detto Jofre Pfeil.<\/strong> “Pi\u00f9 una stella \u00e8 distante e pi\u00f9 debole appare nel cielo, e se due stelle hanno poi uno spettro identico, allora possiamo utilizzare la loro differenza di luminosit\u00e0 per ricavarne la distanza”.<\/p>\n

Visto che lo spettro utilizzato per una singola stella contiene circa 280 mila punti-dati, confrontare interi spettri di stelle differenti sarebbe un grande spreco di tempo e dati. Perci\u00f2, i ricercatori hanno selezionato 400 righe spettrali<\/strong> da utilizzarsi per l’analisi comparativa. Queste particolari righe sono quelle che forniscono l’informazione pi\u00f9 immediata sulla stella, un p\u00f2 come quando si confrontano le foto di alcuni individui e poi si analizza una particolare caratteristica per riuscire a distinguerli.<\/p>\n

Il passo successivo sar\u00e0 quello di compilare un catalogo stellare<\/strong> per cui siano disponibili misure accurate di distanze e poi si passer\u00e0 a cercare dei doppioni stellari<\/strong> negli altri cataloghi per cui non sono disponibili le misure. Anche se il metodo \u00e8 limitato in qualche modo dal fatto di osservare stelle doppioni, grazie alla nuova generazione di telescopi pi\u00f9 potenti, sono ora disponibili spettri ad alta risoluzione di milioni di stelle. Ma con telescopi ancora pi\u00f9 potenti, gli spettri potrebbero essere disponibili ben presto anche per quelle stelle che sono al di fuori della portata di Gaia,<\/strong> perci\u00f2 gli scienziati sono convinti che il loro metodo rappresenter\u00e0 uno strumento alquanto potente che potr\u00e0 rappresentare una valida alternativa alla missione di Gaia.<\/p>\n

“Questo metodo sostanzialmente robusto serve per estendere la scala delle distanze cosmiche in un modo davvero speciale. Ci sono buoni presupposti che esso possa diventare estremamente importante man mano che i grandi telescopi, attualmente in fase di costruzione, permetteranno osservazioni dettagliate di stelle anche in altre galassie sulla base dei nostri studi locali e dettagliati grazie alle osservazioni di Gaia”, ha concluso Gerry Gilmore<\/strong> dell’Universit\u00e0 di Cambridge, Principal Investigator<\/strong> per il gruppo inglese che fa parte della missione di Gaia e co-autore dello studio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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