{"id":203806,"date":"2022-08-02T10:00:00","date_gmt":"2022-08-02T08:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/osr.org\/?p=203806"},"modified":"2022-07-01T21:54:39","modified_gmt":"2022-07-01T19:54:39","slug":"nebulosa-di-orione-dove-si-trova-e-come-vederla","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/osr.org\/it\/blog\/astronomia\/nebulosa-di-orione-dove-si-trova-e-come-vederla\/","title":{"rendered":"Nebulosa di Orione: dove si trova e come vederla"},"content":{"rendered":"
Le nebulose sono nuvole interstellari di enorme grandezza, contraddistinte da una grande concentrazione di gas, fra cui in particolare elio, idrogeno, gas ionizzati e polvere di stelle. Il termine, in origine, indicava qualsiasi oggetto astronomico<\/a> che non fosse una stella<\/strong>, un pianeta o una cometa (quindi anche le galassie, precedentemente, venivano classificate come nebulose).<\/p>\n Esistono diversi tipi di nebulose<\/strong>, alcune delle quali non emettono alcuna forma di luminosit\u00e0: sono le nebulose oscure, composte da gas freddi e polvere, con stelle nascoste al loro interno. Le nebulose diffuse sono invece le pi\u00f9 note, e possono essere distinte in nebulose a emissione e nebulose a riflessione. Mentre quelle ad emissione hanno stelle molto calde che eccitano il gas circostante facendolo brillare di luce propria<\/strong>, quelle a riflessione brillano di luce riflessa da altre stelle non abbastanza calde da avviare lo stesso processo.<\/p>\n Altri tipi di nebulose<\/strong> sono quelle planetarie<\/strong>, costituite da un nucleo caldissimo di gas in espansione, generati dalla morte di una stella.<\/p>\n In linea generale le nebulose si originano dal collasso gravitazionale dei gas esterni di stelle<\/strong> durante la loro morte, dal vento solare e dai resti delle esplosioni di supernove. La grandezza delle nebulose pu\u00f2 variare da milioni di chilometri a diversi anni luce, mentre la loro densit\u00e0 ha valori piuttosto bassi, infatti \u00e8 spesso impossibile stabilirne dei confini netti ed appaiono come grandi nubi dai contorni sfocati.<\/p>\n I moti all’interno delle nebulose possono portare alla nascita delle stelle<\/a>,<\/strong> non a caso vengono chiamate “culle” stellari.<\/p>\n All’interno di esse si pu\u00f2 creare un addensamento di materia, che per via di movimenti turbolenti e grazie all’effetto della forza di gravit\u00e0 tende ad accrescersi sempre di pi\u00f9. Se la pressione e la temperatura interna aumentano considerevolmente, l’addensamento evolve in una protostella<\/strong>, cio\u00e8 una stella all’interno della quale non avvengono ancora le reazioni di fusione nucleare<\/strong>.<\/p>\n Quando raggiunge i 10 milioni di gradi Kelvin, iniziano le reazioni di fusione, e la protostella si trasforma in una stella a tutti gli effetti.<\/p>\n Per la loro doppia caratteristica di formarsi attraverso la morte delle stelle e dare origine a nuove stelle<\/strong>, le nebulose possono essere considerate un sistema di regolazione della vita e dei cicli cosmici, una fucina di trasformazione della materia che esprime la famosa legge “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.<\/em><\/p>\n <\/p>\n Con una magnitudine apparente pari a 4, la nebulosa di Orione \u00e8 l’unico oggetto astronomico di questo tipo parzialmente visibile anche ad occhio nudo. La posizione inoltre, (appena sotto la cintura di Orione) ne facilita molto l’individuazione<\/strong>. Per questi motivi, cenni di questo corpo celeste si possono trovare anche in testi molto antichi. In un racconto Maya viene descritta come un fuoco ardente dentro un settore celeste associato allo Xibalba<\/strong>, il loro regno dell’oltretomba.<\/p>\n Anche migliaia di anni fa dunque era possibile vederla, probabilmente pi\u00f9 di oggi grazie all’assenza di luci artificiali, ed era gi\u00e0 chiaro all’epoca che aveva caratteristiche differenti rispetto alle stelle comuni, perch\u00e8 appariva come un bagliore dai confini poco netti.<\/p>\n Fino al 1610<\/strong>, nessuno ne parl\u00f2 pi\u00f9, almeno finch\u00e8 in quell’anno l’avvocato francese Nicola-Claude Fabri de Peiresc la menzion\u00f2 in alcuni suoi scritti, diventando il suo scopritore ufficiale. Fu solo nel 1774<\/strong> per\u00f2 che venne inserita nel catalogo di Messier col numero 42, da cui poi deriva la famosa sigla M42<\/strong>.<\/p>\n Il fatto che non sia stata menzionata quasi mai, neppure da Galilei<\/strong><\/a>, che studi\u00f2 a lungo quella zona, ha portato alcuni studiosi a credere che la sua luminosit\u00e0 sia aumentata nel corso del tempo, parallelamente a quella delle sue stelle. Ad oggi \u00e8 diventata la nebulosa pi\u00f9 conosciuta, fotografata e studiata, che gli esperti hanno classificato come Nebulosa diffusa, con propriet\u00e0 specifiche che la rendono sia a riflessione<\/strong> che ad emissione<\/strong>.<\/p>\n Si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra, e si estende per 24 anni luce.<\/strong><\/p>\n Le vecchie pubblicazioni vi si riferiscono col nome di Grande Nebulosa, e ad oggi \u00e8 sotto costante osservazione perch\u00e8 si tratta di un grande laboratorio stellare, con importanti moti interni, stelle e pianeti in formazione. Dentro la nebulosa sono stati scoperte almeno 700 stelle, con diversi stadi di sviluppo, molte delle quali circondate da anelli di polvere, che potrebbero rappresentare il primo stadio della formazione di sistemi planetari.<\/strong><\/p>\n Nel cuore della nebulosa si trova una luminosa regione centrale, dove sono ben visibili quattro stelle giovani e massicce, ovvero il famoso ammasso del Trapezio, chiamato cos\u00ec perch\u00e8 la loro disposizione \u00e8 trapezoidale. Esse sprigionano una grande quantit\u00e0 di luce ultravioletta<\/strong> che impedisce la formazione di altre stelle pi\u00f9 piccole.<\/p>\n Il telescopio Hubble \u00e8 riuscito a fotografare la maggior parte della nebulosa attraverso un mosaico di immagini da oltre un miliardo di pixel, mettendo in evidenza zone arancioni<\/strong> (dovute alla presenza di idrogeno), verde<\/strong> (per via dell’ossigeno), rosso<\/strong> (dovuto allo zolfo e le osservazioni infrarosse) e violetto-blu<\/strong> (dovuto a fenomeni di riflessione della luce stellare). La nebulosa di Orione ha una forma pi\u00f9 o meno circolare, ma \u00e8 pi\u00f9 densa verso l’interno, dove raggiunge temperature altissime. Il grande calore centrale descresce mano a mano verso i bordi, creando le tipiche sfumature.<\/strong><\/p>\n A causa della grande quantit\u00e0 delle sue strutture interne, gli studiosi l’hanno divisa in settori dando ad ognuno di essi un nome diverso: la fascia che si estende da nord fino alla regione centrale pi\u00f9 brillante \u00e8 detta Bocca di pesce, le regioni laterali<\/strong> illuminate sono chiamate Ali, la zona della Spada di Orione \u00e8 detta Spada, ma ve ne sono molte altre ancora, essendo un complesso di dimensioni notevoli.<\/p>\nCome si crea e cosa contiene<\/h3>\n
Nebulosa di Orione: caratteristiche e struttura<\/h2>\n
Dove si trova la Nebulosa di Orione?<\/h2>\n