{"id":194446,"date":"2024-04-07T14:45:00","date_gmt":"2024-04-07T12:45:00","guid":{"rendered":"https:\/\/osr.org\/?p=194446"},"modified":"2024-07-09T15:34:41","modified_gmt":"2024-07-09T13:34:41","slug":"nebulosa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/osr.org\/it\/blog\/astronomia\/nebulosa\/","title":{"rendered":"Nebulosa: cos’\u00e8 e quali tipologie esistono"},"content":{"rendered":"
Grazie all’attenta osservazione e agli studi che spaziali che si susseguono ormai da molti anni, \u00e8 ormai certo che la nebulosa \u00e8 sostanzialmente un agglomerato di materiale inter stellare <\/b>al cui suo interno si ritrova in gran quantit\u00e0 della polvere stellare, idrogeno e materiale plasmatico.<\/p>\n
La bassa densit\u00e0 di questi elementi, inoltre, dona a questo oggetto celeste la consistenza e l’impressione di essere simile ad una nube.<\/p>\n
Per questo, il suo nome, deriva appunto dalla parola latina nebula, nuvola per l’appunto. Da un punto di vista storico, le nebulose sono state oggetto di varie speculazioni e interpretazioni diverse: alle origini dell’osservazione spaziale, infatti, era chiamata nebulosa qualsiasi oggetto spaziale di grandi dimensioni purch\u00e9 non stellare o planetario mentre oggi, solitamente, le nebulose sono appunto intese come quell’agglomerato di materiale inter stellare dove tali componenti si aggregano per dare vita al processo di formazione di nuove stelle<\/b>.<\/p>\n
In tal senso, questo processo di aggregazione potrebbe durare parecchie migliaia di anni per via della lentezza dei meccanismi chimici e naturali che portano all’aggregazione di gas, polvere e altra materia: quando si aggregata abbastanza materia da creare una massa maggiore all’interno della nebulosa, tutto il materiale residuo o gli scarti del processo di aggregazione vanno a comporre la materia prima del sistema planetario. Naturalmente, esistono diversi tipi di nebulose<\/b> e, a seconda dei casi, hanno anche scopi e funzioni diverse.<\/p>\nNebulosa: caratteristiche principali<\/h3>\n
Le caratteristiche di una nebulosa dipendono essenzialmente dalla sua tipologia. Naturalmente, sono presenti punti in comune fra tutti i tipi e sono essenzialmente la presenza di gas, materiale cosmico e plasma ionizzato. Partendo da questi punti di base \u00e8 possibile inoltre individuare altre caratteristiche delle nebulose.<\/strong><\/p>\n Ci sono nebulose che riflettono la luce o brillano di luce propria<\/strong>, chiamandosi nebulose diffuse; altre nebulose, quelle oscure, hanno la capacit\u00e0 di assorbire la luce. Infine, le nebulose specifiche hanno caratteristiche uniche a seconda del caso, come ad esempio quelle planetarie che presentano al loro interno il materiale stellare originatosi dall’esplosione di una stella, dopo la sua trasformazione in nana bianca<\/strong>.<\/p>\n In base a quanto osservato e studiato, basandosi sopratutto sull’analisi del materiale che compone le nebulose<\/strong>, il processo che porta alla formazione di una nebulosa \u00e8 sostanzialmente molto semplice.<\/p>\n Queste vengono ad originarsi quando avviene un collasso gravitazione <\/b>del materiale gassoso presente all’interno della nebulosa, ovvero quando a seguito dell’esplosione di una supernova, vi \u00e8 una fuga di materia.<\/p>\n Questo procedimento \u00e8 relativo al ciclo di vita delle stelle<\/a>: queste ultime, infatti, aumentano di temperatura quando perdono gran parte della propria materia, emettendo al contempo radiazione ultraviolette. Quando poi, consumata del tutto la materia, questa collassa su se stessa, il gas che \u00e8 presente in materia ionizza con la radiazione e crea il plasma<\/strong> che, a sua volta, unitosi con la materia precedentemente generata dalla supernova, da vita alla supernova.<\/p>\n Ci sono poi le nebulose che nascono in seguito all’esplosione stellare (Supernova<\/b><\/a>), con la materia espulsa che viene ionizzata: la Nebulosa del Granchio, situata nella costellazione del Toro, \u00e8 nata dalla Supernova 1054.<\/p>\n In generale si possono dunque distinguere diversi tipi di nebulose: quelle oscure<\/b>, molecolari<\/b> e le Regioni H II<\/b>, hanno al loro interno delle vaghe formazioni stellari; le nebulose a riflessione<\/b>, la cui brillantezza \u00e8 legata al transito di una stella; le nebulose che nascono in seguito alla morte di una stella o dai resti di una Supernova, come ad esempio \u00e8 la Nebulosa del Granchio.<\/p>\n Le nebulose pi\u00f9 conosciute sono quelle diffuse, molto estese e dai confini non definito: Si distinguono in due tipi: a emissione<\/b> e a riflessione. Nel primo gruppo rientrano quegli agglomerati ricchi di gas ionizzato (soprattutto idrogeno) che emette una propria luce, a differenza delle nebulose a riflessione <\/b>che, pur non producendo una luce propria, riflettono quella delle stelle pi\u00f9 vicine.<\/p>\n Questa tipologia di nebulose, composte da polvere stellare e gas freddi, \u00e8 molto simile alla nebulosa diffusa ma non sono n\u00e8 a riflessione n\u00e8 a emissione. Apparendo come nubi nere, sono visibili solo se sullo sfondo si apre una sorta di campo stellare<\/strong> oppure una nebulosa a emissione. Tra i pi\u00f9 famosi esempi di questo agglomerato cosmico c’\u00e8 la Nebulosa Testa di Cavallo, all’interno della quale sono presenti molte stelle nascenti.<\/p>\n Questo tipo di nebulosa \u00e8 composta da un nucleo molto caldo di gas in espansione<\/strong>, generati dalla stella nella sua ultima fase di vita, quando col passare del tempo si raffredda. Contengono idrogeno ionizzato e, come tali, sono Regioni H II, site quindi in aree di formazione stellare<\/a><\/strong>: sono assimilabili alle nebulose a emissioni, ma molto pi\u00f9 compatte e dense.<\/p>\n In passato, i primi astronomi che identificarono le nebulose planetarie<\/strong> le paragonarono a dischi planetari, nonostante non avessero nulla a che vedere con i pianeti: per questo motivo ancora oggi sono chiamate infatti nebulose planetarie.<\/p>\n Per osservare le nebulose \u00e8 necessario utilizzare dei telescopi, compresi quelli che sono posizionate attorno al pianeta Terra, ossia il James Webb<\/strong>, il telescopio Hubble e quello Spitzer. Tendenzialmente servono cieli bui per individuare le nebulose ma non \u00e8 sempre cos\u00ec per le nebulose planetarie, per le quali basta che ci sia poco inquinamento luminoso<\/strong>.<\/p>\n Per vederle \u00e8 sufficiente possedere un filtro 0III da inserire in un telescopio con un apertura di minimo 200 mm. Nel caso in cui le nebulose siano pi\u00f9 compatte, baster\u00e0 un semplice ingrandimento: nel caso delle nebulose planetarie pi\u00f9 estese si pu\u00f2 persino scorgere la linea in cui si verifica la doppia ionizzazzione dello stesso ossigeno.<\/p>\n Basta un telescopio amatoriale o un buon binocolo per ammirare in tutto il suo splendore la nebulosa di Orione, la pi\u00f9 famosa e luminosa anche a occhio nudo, quando l’inquinamento luminoso \u00e8 assente.<\/p>\n Pensa che anche i Maya la avvistarono e la definirono come un fuoco ardente posizionato nel cuore dello Xibalba<\/i><\/strong>, ossia il regno dell’oltretomba. La nebulosa di Orione<\/strong><\/a> si trova nell’omonima costellazione, al di sotto della Cintura di Orione<\/strong>: mostra agli osservatori soprattutto l’Ammasso del Trapezio<\/strong>, l’area dove sono presenti quattro giovani stelle disposte a trapezio che formano un vero e proprio ammasso stellare<\/a>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Che cos’\u00e8 una nebulosa? Grazie all’attenta osservazione e agli studi che spaziali che si susseguono ormai da molti anni, \u00e8 ormai certo che la nebulosa \u00e8 sostanzialmente un agglomerato di materiale inter stellare al cui suo interno si ritrova in gran quantit\u00e0 della polvere stellare, idrogeno e materiale plasmatico. 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Nubolose: ecco le tipologie pi\u00f9 importanti<\/h2>\n
Le nebulose possono avere origine da diversi processi astronomici, primo tra tutti il collasso gravitazione che si verifica nel cuore del cosiddetto Mezzo Interstellare<\/b>, la porzione di spazio ricco di polvere di stelle e di gas: quando si verifica questo “decadimento”, c’\u00e8 l’alta probabilit\u00e0 che si formino delle grandi stelle massive, le quali, grazie alle proprie radiazioni ultraviolette, ionizzano i gas circostanti. Sui crea cos\u00ec il plasma e di conseguenza la nebulosa.<\/p>\nNebulosa diffusa<\/h3>\n
Nebulosa oscura<\/h3>\n
Nebulosa planetaria<\/h3>\n
Scopriamo come individuare le nebulose<\/h2>\n