{"id":13175,"date":"2015-12-18T15:13:45","date_gmt":"2015-12-18T13:13:45","guid":{"rendered":"https:\/\/osr.org\/it\/?p=13175"},"modified":"2024-07-11T10:28:03","modified_gmt":"2024-07-11T08:28:03","slug":"la-terra-cerca-dei-suoi-simili","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/osr.org\/it\/blog\/astronomia\/la-terra-cerca-dei-suoi-simili\/","title":{"rendered":"La Terra in cerca dei suoi “simili”"},"content":{"rendered":"

In attesa dei nuovi pianeti “Terra”<\/h2>\n

A queste conclusioni futuristiche si \u00e8 giunti grazie al prezioso lavoro offerto dal telescopio spaziale Hubble<\/strong> e dall’osservatorio Kepler<\/strong> della Nasa.<\/strong> Il protagonista principale di questo studio \u00e8 Peter Behroozi,<\/strong> dello Space Telescope Science Institute<\/strong> della citt\u00e0 di Baltimora. Lo studioso, nel corso del suo lavoro, che aveva come obiettivo principale conoscere la situazione della Terra rispetto agli altri pianeti, difende l’idea che il nostro pianeta sia stato il primo o uno tra i primi, (ancora non lo sappiamo), dove sia stata possibile la vita; e, con molta probabilit\u00e0 gli altri suoi “simili” si formeranno solo in un lontano futuro.<\/p>\n

Tornando al lavoro svolto da Hubble,<\/strong> il telescopio negli anni ha monitorato la situazione dell’universo, ripercorrendo le fasi evolutive delle galassie, utili per conoscere il processo della formazione stellare. Il materiale raccolto ha fornito agli astronomi importanti informazioni: a quanto pare, circa una decina di miliardi di anni addietro, l’universo “sfornava” stelle in quantit\u00e0 notevole pur essendo le quantit\u00e0 di idrogeno ed elio allora molto basse. Attualmente, invece, nascono meno stelle ed a ritimi pi\u00f9 compassati, tuttavia sembra che la quantit\u00e0 di gas<\/strong> presente nell’universo garantir\u00e0 la nascita di pianeti e corpi celesti ancora per molto tempo.<\/p>\n

Ci\u00f2 \u00e8 stato confermato anche dalla collaboratrice allo studio di Behroozi, Molly Peeples,<\/strong> secondo la quale i corpi celesti futuri ed i pianeti che si formeranno non popoleranno solo la nostra Via Lattea,<\/strong> ma anche altre zone dell’universo.<\/p>\n

L’osservatorio spaziale Kepler<\/strong> ci dice che i pianeti delle dimensioni terrestri solo nella nostra galassia sono circa un miliardo, la maggior parte dei quali rocciosi; se considerassimo invece i pianeti dell’intero universo osservabile questa cifra diventerebbe incalcolabile, tenendo presente le centinaia di miliardi di galassie che popolano il resto dello spazio.<\/p>\n

Ovviamente, questa enorme quantit\u00e0 di pianeti fa crescere le probabilit\u00e0 di trovare in futuro pianeti simili al nostro e nel frattempo sappiamo che l’universo potrebbe cambiare notevolmente il suo aspetto nel corso dei secoli.<\/p>\n

Secondo i ricercatori, questi futuri pianeti abitabili con molta probabilit\u00e0 sorgeranno all’interno di galassie nane<\/strong> o altri ammassi giganteschi, nei quali il combustibile e l’energia per la formazione di nuovi corpi \u00e8 presente in abbondanza. Al contrario, la nostra Via Lattea,<\/strong> tra le pi\u00f9 vecchie galassie conosciute, non cambier\u00e0 molto il proprio profilo visto che ha quasi esaurito del tutto il proprio gas generativo.<\/p>\n

Per concludere, proprio perch\u00e8 siamo tra i primi ad essere arrivati nell’universo, possiamo contare su importanti strumenti come il telescopio Hubble per conoscere le origini della nostra storia ed in che modo si sono evolute le galassie, arrivando a formulare la teoria del Big Bang<\/strong> come ipotesi della genesi. Tuttavia, \u00e8 pi\u00f9 che verosimile che nel corso del tempo, con la costante espansione dello spazio, le future generazioni, magari abitanti di altri pianeti, non conosceranno o finiranno per dimenticare come tutto ebbe inizio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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